Un drago carnivoro abitava le viscere della montagna sopra il villaggio di Triokala: per placarlo, gli abitanti del borgo gli consegnavano regolarmente un bambino, estratto a sorte fra i piccoli della comunità. Quando Pellegrino, il nuovo vescovo fresco di nomina da parte dell’apostolo Pietro, giunse nella diocesi, decise di rompere la feroce consuetudine e si sostituì alla vittima designata; entrò nella grotta del drago e lo uccise, conficcandogli un bastone fra le fauci spalancate. La lotta non fu lunga, ma molto intensa, tanto che Pellegrino, nell’impeto dello scontro, lasciò un’impronta sulla parete rocciosa. Eliminato il drago, il vescovo rimase a vivere sul punto più elevato della rupe dove oggi sorge l’eremo a lui dedicato; nel Settecento venne costruita la chiesa con un sontuoso portale barocco. Dall’interno della chiesa si accede a due cavità naturali: la Grotta del Male, in cui, secondo la tradizione, il vescovo Pellegrino vinse il drago – e un altare in pietra custodisce la memoria delle sue preghiere – e quella Del Bene, dove visse. Probabilmente sono il cuore di antichi culti pagani celebrati in questo stesso luogo. Pellegrino, che nel frattempo era stato proclamato santo, fu nominato patrono di Caltabellotta.
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Le grotte del Male e del Bene e l'impronta del santo che sconfisse il drago