
Risale al 1300 e venne edificata accanto a un monastero di suore carmelitane. Fu poi modificata e abbellita nel 1633 grazie al ricco genovese Camillo Pallavicino, dopo che la sua unica figlia prese i voti e si rinchiuse in questo complesso religioso. Il mecenate finanziò un massiccio rinnovamento della struttura, affidando il progetto all’architetto Mariano Smiriglio. E l’impronta barocca è evidente. Nei primi anni dell’Ottocento, il prospetto fu rimaneggiato secondo il disegno dell’abate Mango, in stile neoclassico con motivi ricorrenti del simbolismo biblico-cristiano. Ma l’interno è rimasto secentesco: un tripudio di bellezza, con marmi mischi, sculture, tele, drappeggi, affreschi (alcuni attribuiti al Borremans), in una seduzione continua di forme e colori.