
La settecentesca chiesa del SS. Salvatore era anticamente annessa all’abbazia delle Benedettine della Badia Grande: tutte di nobili famiglie, le monache erano abilissime nella creazione di paramenti sacri e opere di artigianato sacro in smaltoplastica e ceroplastica. Nel 1567 la badessa Margherita de Montesa si trasferì, con un piccolo gruppo di suore, nel monastero di S. Francesco di Paola (che divenne così la Badia Nuova) per fondare una nuova comunità religiosa. Per evitare la soppressione del monastero dopo l’Unità d’Italia, le monache della Badia Grande organizzarono una scuola femminile, il Collegio di civili donzelle: oltre a leggere e scrivere correttamente, le fanciulle imparavano il ricamo, l’aritmetica, la geografia, l’italiano e, in terza classe, studiavano storia, musica e francese. Il monastero venne soppresso nel 1906. La chiesa abbaziale è uno scrigno prezioso: dieci stucchi di Bartolomeo Sanseverino, allievo di Giacomo Serpotta, affreschi e tele di Carlo Brunetti; una statua in marmo di San Benedetto da Norcia, realizzata da Antonino Gagini (1545); “L’Estasi di Santa Teresa” e “L’Assunzione della Vergine”, attribuita a Pietro Novelli, gli ovali dell’Annunciazione realizzati da Baldassare Massa.