
Il mercante iraqeno Ibn Hawal che visitò Palermo nel X secolo non aveva dubbi: nella città crescevano papiri così rigogliosi, i barbìr, che servivano per fare rotoli e rotoli di carta. Papiri che diedero il nome al corso d’acqua che lambiva le mura settentrionali dell’araba Balàrm. Il fiume aveva una portata costante e presentava lungo il suo corso anche dei mulini. Ma nel medioevo cominciò a procurare molti fastidi a causa degli acquitrini maleodoranti che trasmettevano la malaria. Il corso d’acqua rimase attivo fino al 1591, quando fu incanalato sotto terra. Ma la memoria è più viva che mai, alimentata da diaristi e scrittori fantasiosi.







