◉ AMBIENTE

Capo Peloro e isole Eolie avamposti siciliani per la salvaguardia del mare

Due tra i luoghi più suggestivi e ricchi di biodiversità dell’Isola diventano fulcro di uno studio internazionale che, fino al 2027, monitorerà lo stato di salute degli ecosistemi marini e costieri, sperimentando interventi di ripristino e coinvolgendo attivamente le comunità locali nella protezione del patrimonio naturale

di Ruggero Altavilla

11 Agosto 2025

La Sicilia protagonista di una delle più importanti iniziative scientifiche internazionali per la salvaguardia del Mediterraneo. La riserva naturale Laguna di Capo Peloro e le Isole Eolie sono state scelte come aree pilota del progetto europeo Miramar (Monitoring cumulative Impact to guide Mitigation and RestorAtion in the MediterrAnean Region), coordinato dalla Stazione zoologica Anton Dohrn e finanziato dal programma Interreg Euro-Med con un budget di 2,5 milioni di euro.

L’iniziativa, che riunisce 16 enti di ricerca provenienti da sei Paesi mediterranei, si concluderà nel dicembre 2027 e mira a sviluppare strategie innovative di tutela degli ecosistemi marini e costieri, affrontando le sfide ambientali con un approccio integrato. La Regione Siciliana partecipa al progetto come partner associato attraverso l’assessorato al Territorio e all’Ambiente.

Due ecosistemi simbolo della biodiversità mediterranea
Pantano Piccolo a Ganzirri (foto Xxlstier, licenza CC BY 4.0)

Pantano Piccolo a Ganzirri (foto Xxlstier, licenza CC BY 4.0)

La scelta delle due aree siciliane non è casuale. La Laguna di Capo Peloro, incastonata tra lo Stretto di Messina e il Mar Tirreno, ospita un delicato sistema di zone umide, popolato da una ricchissima varietà di uccelli acquatici, pesci e invertebrati. Qui i ricercatori si concentreranno sullo studio degli stress multipli che colpiscono le specie locali, dalle variazioni di salinità e temperatura alla pressione antropica, con particolare attenzione a invertebrati, alghe e fauna ittica del lago di Faro.

Le Isole Eolie, patrimonio dell’umanità Unesco, offrono un contesto completamente diverso ma altrettanto prezioso: praterie sommerse di posidonia oceanica, fondali vulcanici e habitat di specie marine a rischio di estinzione. In questo arcipelago verranno sperimentati interventi di ripristino ecologico basati sulla natura, testando soluzioni innovative per rigenerare habitat degradati e rafforzare la resilienza degli ecosistemi.

Monitoraggio e coinvolgimento delle comunità locali

Panorama delle Eolie dalla Salina (foto Igor Petyx)

Nelle prossime settimane, in entrambe le aree, verrà installata una rete di centraline ambientali per il monitoraggio continuo in tempo reale di parametri come temperatura, qualità dell’acqua e presenza di inquinanti. Il progetto prevede anche l’attivazione di “Living labs”, veri e propri laboratori a cielo aperto dove scienziati e comunità locali lavoreranno insieme per co-creare strategie di protezione, puntando su conoscenze scientifiche e saperi tradizionali.

Le preoccupazioni degli ambientalisti per il ponte sullo Stretto

La scelta di Capo Peloro come area pilota del progetto Miramar si colloca anche in un momento di acceso dibattito pubblico. L’area, infatti, è al centro delle polemiche degli ambientalisti per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, il cui progetto definitivo è stato approvato nei giorni scorsi dal Cipess. Un’infrastruttura che, secondo associazioni e comitati locali, metterebbe a rischio il delicato equilibrio ecologico della laguna e delle zone umide circostanti. Gli attivisti temono che le opere di cantiere e le modifiche alle correnti marine possano compromettere habitat fondamentali per la fauna acquatica e per numerose specie di uccelli migratori, alterando un ecosistema che la comunità scientifica considera un patrimonio unico del Mediterraneo.

Savarino: “Valorizziamo le nostre riserve naturali”

Vulcano vista da Lipari (foto Regine Cavallaro)

“La selezione di Capo Peloro e delle Isole Eolie come aree pilota del progetto – afferma l’assessore regionale Giusi Savarino – rappresenta un riconoscimento straordinario del valore scientifico e naturalistico dei nostri territori. Queste due eccellenze del patrimonio naturale della Sicilia diventano oggi laboratori di ricerca per l’intera regione mediterranea. La partecipazione dell’assessorato a questa importante iniziativa scientifica ci consente di valorizzare le nostre riserve naturali attraverso ricerca d’avanguardia e di contribuire allo sviluppo di strategie innovative per la tutela degli ecosistemi marini. I risultati delle attività avranno ricadute positive non solo per la Sicilia, ma per l’intero bacino mediterraneo, confermando il ruolo di leadership della nostra regione nella ricerca ambientale”.