
Siamo nel cosiddetto Cassaro Morto, su piazza Marina: Palazzo delle Finanze destinato a Regia Dogana sorse nel 1578 ma già vent’anni dopo venne adibito alle malsane Carceri della Vicaria, con il tribunale al primo piano e le celle a piano terra e nelle segrete dove erano anche le stanze della tortura, dove si aggiravano un cappellano, due carcerieri, il computista delle carceri e due carnefici, “dal abito mezzo rosso e mezzo giallo”. Nel 1617 c’era anche una “cappella degli afflitti”, alcune stanze ospitavano i potenti confrati dei Bianchi che si occupavano dei condannati a morte; e dal 1627, anche l’Opera di Nostra Signora di Santa Maria di Visita Carceri e un piccolo ospedale. Soltanto parecchi anni dopo il vicerè Caracciolo decise per celle più umane, e nel 1773 le carceri furono al centro di una sommossa popolare che portò alla liberazione di 300 prigionieri. Si dovrà attendere il 1840, con la costruzione dell’Ucciardone, per riacquistarne l’uso a uffici. L’architetto palermitano Emanuele Palazzotto fu incaricato della trasformazione, riadattò le strutture in pieno stile neoclassico, innalzando un terzo livello. Il Palazzo appartiene al Demanio e ha ospitato l’Agenzia delle Entrate. Gli ampi saloni con le boiserie e le strutture in legno, i soffitti dove si intuiscono splendidi affreschi sopra le scaffalature colme di fascicoli: tutto presto tornerà alla luce