
Agrumi a perdita d’occhio, coltivazioni che affondano la loro storia nel tempo in cui esisteva ancora la Conca d’Oro. Tra alberi e bagli, si intrecciano le storie del fondo Favarella, tra agricoltura, archeologia industriale e bellezza paesaggistica. All’interno di un baglio settecentesco appartenuto al “papa” della mafia Michele Greco, c’è una pirrera sotterranea, una cava di calcarenite che durante la Seconda guerra mondiale fu utilizzata come rifugio. L’area conserva un raro esempio di tecnologia agricola: una macchina a vapore dell’Ottocento che metteva in funzione le “trombe d’acqua” per l’irrigazione, alimentata a legna o carbone. Una sorta di piccola locomotiva, testimone di un passato in cui l’agricoltura si dotava di strumenti all’avanguardia per sfruttare le acque del sottosuolo.










