Siamo abbastanza lontani da qualsiasi
centro abitato della zona, e forse fu questo uno dei motivi per cui Borgo Schirò
venne abbandonato: il servizio di corriere abortì sul nascere, e anche il prete
difficilmente arrivava per celebrare la messa. Eppure il più grandi dei “sogni”
fascisti di riqualificazione del territorio, era nato con grandi prospettive
tra il 1940 e il 1942 e prese il nome – secondo la regola che voleva i borghi
fascisti intitolati a martiri – di un giovane bersagliere arbëreshë, Giacomo Schirò che durante la festa
del paese negli anni ’20 fu trucidato con 53 coltellate. Alla sua
inaugurazione, nel gennaio 1940, arrivò persino il ministro dell’Agricoltura,
Tassinari. C’è una scuola, ci sono una trentina
di alloggi, chiesa e canonica, una piazzetta con una fontana (ancora con la
scritta “Laudato sii mi Signore per nostra Sora acqua”), quelle che furono la
rivendita tabacchi e un negozio di alimentari, l’ambulatorio medico e il
laboratorio antimalarico. Edifici fantasma, completamente abbandonati. Nel 1997
sbucarono bellissimi murales colorati di alcuni studenti dell’Accademia di
Belle Arti di Palermo, tutt’ora ben visibili, che rendono l’atmosfera di questa
ghost town ancora più surreale.
Le visite sono organizzate dell’associazione Ascosi Lasciti.
Date disponibili
non disponibili Luogo di raduno
Borgo Schirò, Camporeale (PA)
Durata
un'ora
Contributo
6euro
A cura di:
Associazione Ascosi Lasciti
Accessibile ai disabili
Il sogno fascista intitolato al martire arbëreshë
Cosa sapere
Le visite sono organizzate dell’associazione Ascosi Lasciti