
“La amavo con abbandono assoluto, e la amo ancora adesso quando adesso da 12 anni non è più che un ricordo. Fino a pochi mesi prima della sua distruzione dormivo nella stanza nella quale ero nato, a quattro metri di distanza da dove era stato posto il letto di mia madre durante il travaglio del parto. Ed in quella casa, in quella stessa stanza, forse, ero lieto di essere sicuro di morire”. Così Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nei suoi Ricordi d’infanzia, scritto nel 1955, parla della casa di via Lampedusa che fu costretto ad abbandonare dopo i bombardamenti del 1943. È questa la prima delle due dimore intorno a cui si snoda questo itinerario, dimore che fanno da sfondo a episodi del suo capolavoro, Gattopardo, nei due quartieri marinari della Loggia e della Kalsa. La seconda è la casa di via Butera, l’ultima in cui visse, ormai in condizioni di disagio economico. Fra questi due estremi si svolge il percorso denso di riferimenti all’opera letteraria di Tomasi. Sul canovaccio narrativo che integra notizie storiche, biografiche e di costume, sono innestate le letture espressive di passi scelti tratti da “I Ricordi d’infanzia” e da “Il Gattopardo”.