
Una chiesa che non ha eguali, con il cielo che, o di un azzurro intenso o coperto di nuvole, fa da soffitto: lo Spasimo nacque nel 1509 come chiesa finanziata dal giureconsulto Jacopo Basilicò e approvata da Papa Giulio II, ma non venne mai completata: prima venne adibita a lazzaretto poi a metà Settecento crollò la volta della navata centrale, e fu del tutto abbandonata. Rinascerà a fine anni Novanta, divenendo uno dei palcoscenici musicali della città e il suo sommacco era un simbolo di resilienza, fino a quando si è ammalato ed è dovuto esser divelto. Ora lo Spasimo è stato sottoposto a un intervento di recupero che ne ha riconsegnato gli spazi nella sua interezza, pur salvandone il fascino di luogo indefinito: si potrà entrarvi proprio dal festival. Storia nella storia, quella del celebre altare con il dipinto di Raffaello: Lo Spasimo di Maria Vergine. Fu Basilicò a commissionare l’opera, che giunse a Palermo tra il 1518 e il 1519 e venne collocata su un altare realizzato da Antonello Gagini. Nel 1661 però l’abate Clemente Staropoli, tramite il viceré Francesco de Ayala, donò la tela a re Filippo IV di Spagna, e oggi si trova al Museo del Prado. Si erano perse le tracce anche dell’altare di Gagini, che invece è stato ritrovato, smontato e dimenticato, dalla storica dell’arte Maria Antonietta Spadaro. Adesso è ricollocato in una cappella accanto all’ingresso e farà parte della visita.