
È il 1942 e il piccolo Salvatore segue papà in falegnameria: il bambino disegna già benissimo, ma si lascia intrigare dall’ebanisteria; diventa per tutti don Totò, abile artigiano con una passione smisurata per il carretto siciliano. Ma realizzarne uno non è cosa facile, ogni pezzo è un ingranaggio di un marchingegno complicato, frutto di ore di lavoro di diversi artigiani: ma don Totò fa da solo ed è talmente bravo da realizzare ogni singolo pezzo. La sua bottega è rimasta immutata col passare degli anni, riapre ancora le porte al pubblico per non far dimenticare le fasi di lavorazione del carretto siciliano che don Totò ha lasciato in eredità ai nipoti.