
È una delle chiese più antiche di Carini, costruita nel 1330, inizialmente come sede di Confraternita, per un certo tempo è stata anche Matrice dal 1450 al 1523; fu ingrandita e ristrutturata nel 1557 con il sostegno del barone Gilberto La Grua ma dovette cedere il titolo quando la popolazione della cittadina divenne troppo numerosa e si pensò di costruire, l’attuale Chiesa Madre. Presenta una navata unica con otto altari laterali e un elegante portale cinquecentesco in calcarenite con un’incisione del 1532, anno in cui san Vito viene proclamato patrono della città; il campanile, di impianto trecentesco, ospita un grande affresco di San Cristoforo; un porticato – conosciuto come il Tocco di san Vito – era il cuore delle assemblee cittadine e religiose. In questi spazi, che erano chiusi dagli anni Novanta, l’Arcipretura ha allestito pochi mesi fa il progetto “Arte e Fede”, una mostra dedicata a San Vito, al culto del patrono, martire adolescente, e alla storia della chiesa. Per il Festival saranno aggiunti reliquiari sacri, rari paramenti e diverse opere d’arte.