
Sarà possibile scoprire i segreti della nobile famiglia Chiaromonte che osò ribellarsi a re Martino, e per questo fu distrutta; entrare nel palazzo che fu il simbolo di questo potere, in cui ogni pietra, ogni angolo, ogni delicata cornice, racconta per immagini più di ogni scritto; narra di nobili signori e perfidi inquisitori, di un conte ribelle che finì decapitato su ordine del suo re; ma anche di un complesso monumentale che non ha ancora finito di mostrare sorprese, visto che a ogni restauro o intervento balza fuori qualcosa di nuovo e inatteso. La visita sarà un’occasione imperdibile per chi vorrà calarsi nel Medioevo cortese di cortigiani e dame narrato sull’imponente soffitto ligneo, una vera “Bibbia cavalleresca”; per scoprire la camera sotterranea “semipogeica”, la cui funzione d’origine rimane avvolta dal mistero, ma che probabilmente è un’antesignana delle “camere dello scirocco”; e per rileggere il percorso Scarpa, su cui il celebre architetto stava lavorando. Nel 1972 su iniziativa dell’allora rettore Giuseppe D’Alessandro, l’Ateneo affidò l’incarico del nuovo progetto a Roberto Calandra, titolare della cattedra di Restauro dei monumenti, che a sua volta coinvolse Carlo Scarpa convincendolo a collaborare come consulente, al fianco di Nino Vicari, Camillo Filangeri e Fabio Lombardo. Nei sei anni che precedettero la sua scomparsa (quindi tra il 1972 e il 1978, anno in cui morì in un incidente in Giappone), Scarpa venne a Palermo almeno due o tre volte l’anno; e ogni volta trascorreva il suo tempo allo Steri, “dialogando a voce alta con il monumento e con i suoi interlocutori”, suggerendo soluzioni e dettagli, anche alle maestranze durante i lavori; e producendo una miriade di schizzi corredati da appunti, che oggi formano la sua eredità.