
Il carcere segreto della Santa Inquisizione, la prigione buia dove si persero le tracce dei condannati per grazia di Dio: la loro storia si legge graffiata sui muri, incisa con le unghie da chi, per due lunghissimi secoli fu dimenticato nelle celle dello Steri. Dai primi del Seicento al 1782 gli uomini di Torquemada imprigionarono eretici, bestemmiatori, finte maghe, frequentatori del demonio; una denuncia, anche se frutto di false accuse, poteva portare a mesi di detenzione, interrogatori e torture, nei casi più gravi all’oblio o al rogo. In realtà erano poveracci o dissidenti che si erano trovati nel posto sbagliato all’ora sbagliata; o marinai disgraziati costretti a dichiararsi musulmani come Francesco Mannarino, pescatore di sant’Erasmo che sui muri disegnò la battaglia navale di Lepanto; oppure artisti, intellettuali, donne sole. Visitare le Carceri dei Penitenziati vuol dire seguire un Vangelo per immagini che è storico e emotivo, lungo storie vergate sui muri con un impasto di polvere, sangue e liquidi corporei; ma anche poesie in dialetto, disegni, preghiere, ricordi, incisioni, racconti. Scoperti dopo secoli di oblio e restituiti come museo della memoria. In memoria di quel fra’ Diego La Matina che ebbe la forza di uccidere l’Inquisitore, come raccontò Sciascia.