Il dono di Sebastiano Tusa, a parte l’eccezionale competenza archeologica, era di saper coinvolgere tutti coloro che incontrava con il suo entusiasmo nei tanti progetti che portava avanti. La cattedrale di Palermo si è riempita di coloro che erano stati toccati dal suo voler fare, voler scoprire, voler sapere, voler realizzare. Quasi a restituire simbolicamente quella generosità che li aveva toccati.

Sebastiano Tusa
A tre mesi dalla scomparsa nel disastro aereo in Etiopia, migliaia di palermitani si sono stretti al duomo attorno alla mogli
e Valeria Patrizia Li Vigni, direttore del museo Riso, e ai familiari. Rappresentanti delle istituzioni, collaboratori, gente comune. Quelli che hanno intravisto nello studioso dagli occhiali tondi una Sicilia possibile e diversa. Che nell’amore per il suo antico passato ricava entusiasmo per il futuro.

Corrado Lorefice durante la cerimonia
“Portiamo nel cuore – ha detto alla fine,
l’arcivescovo Corrado Lorefice, che ha celebrato la messa – la bellezza della testimonianza umana e professionale, un pungolo che il professore Tusa continua a tracciare per tutti noi”. Poi si passa a Palazzo d’Orleans.
Scorrono le immagini di Tusa su un maxischermo. “La tutela non si fa proibendo ma conoscendo”, dice in un’intervista. Il presidente della Regione Siciliana,
Nello Musumeci apre la commemorazione: “Domina un senso di sconforto e di rabbia, non abbiamo nemmeno una bara su cui posare un fiore. Per questa illusione abbiamo aspettato tre mesi”. Presente l’intera giunta, ricorda la figura del professore. La sua intelligente ironia, le origini, le pubblicazioni scientifiche, l’invenzione della Soprintendenza del Mare, fino alla chiamata ad assessore dei Beni culturali. Carico di entusiasmo e pieno di progetti.
“Aveva previsto altri 17 parchi. Interventi per valorizzare i musei, percorsi per non vedenti, il museo di Gela, nuovi scavi archeologici”.

Da sinistra, Nello Musumeci, Valeria Patrizia Li Vigni, Gianfranco Miccichè e Leoluca Orlando
“Era un visionario, persona della leggerezza di Calvino – dice
il sindaco di Palermo Leoluca Orlando – in una terra in cui chi è malato ha valori pesanti. Ha dedicato la sua vita alla bellezza, quindi all’armonia tra etica ed estetica. Un esempio di buona politica per la sua grande capacità umana”. Il presidente dell’Ars,
Gianfranco Miccichè annuncia una seduta di aula a lui dedicata.
Fabrizio Micari, rettore università di Palermo lo ricorda come “un moltiplicatore del tempo, perché parlava sei lingue,
ha realizzato 700 pubblicazioni, insegnato, occupato responsabilità scientifiche, molto di più di quello che si possa pensare in una sola vita”. In un video parla
Vittorio Sgarbi: “Ho deciso con lui di ricostruire il Kouros di Lentini, di rimettere la testa Biscari. Faremo una giornata di studi per ricordarlo”.
Valerio Massimo Manfredi racconta del progetto di rimettere in piedi il tempio G di Selinunte, demolito dai terremoti con colonne da oltre 3 metri di diametro, con cui si era confrontato con Tusa.

La Cattedrale gremita
Donatella Bianchi, conduttrice di Linea Blu: “Mi ha insegnato a leggere il Mediterraneo che lui diceva affascina e corrompe. Non sapeva dire di no a nessuno, voleva accontentare tutti e raccontava storie meravigliose”.
Il ricordo del figlio Andrea ha parole dure, nella fine del padre vede la “mancanza di rispetto della vita umana di chi pensa solo al profitto”. La luce sfuma, le foglie degli immensi alberi non si distinguono più. Immaginiamo Sebastiano Tusa tuffarsi in un mare infinito, sprofondare libero nel blu per ritrovare quei tesori archeologici che ancora cercava, con passione adulta e sguardo fresco di ragazzo.