Sotto re Ruggero II, era feudo dei Sinibaldi, signori del Monte delle Rose, poi passò ai Larcan e ai Ventimiglia. La devozione a santa Rosalia, nobile eremita, è nata tra queste pietre, lì dove nascono i fiumi, all'ombra dei boschi, nella terra d'arte e cultura coronata dai monti Sicani. Oggi la grotta fa parte dell’eremo della Quisquina, mimetizzato nel bosco, tanto fitto che i saraceni lo chiamarono “Koschin” (oscuro). Nel 2015 è stato inaugurato l’Itinerarium Rosaliae, un sentiero di 160 chilometri che collega i due santuari legati alla santa.
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