Turismo tra crisi e ripresa, la Sicilia sul podio
L’Isola si piazza al terzo posto, dopo Toscana e Puglia, tra le regioni più ricercate dell’estate. Ma la ripartenza è tutta in salita
di Antonio Schembri
8 Agosto 2020
Se l’aggiornamento dei dati su prenotazioni e arrivi in questa anomala estate mostra adesso un’intonazione alla risalita, è certo che, quando a fine anno si raccoglieranno quelli definitivi, l’impatto della pandemia sul turismo italiano nel 2020 risulterà duro in ogni caso. Lo conferma l’Enit, l’Agenzia nazionale del turismo, secondo le cui previsioni per l’anno in corso il totale dei visitatori (l’aggregato internazionale e nazionale) diminuirà del 44 per cento rispetto all’anno precedente. Significa 51 milioni di turisti in meno, con una diminuzione di 165 milioni di notti e un decremento di 67 miliardi di euro di spese legate a trasferte turistiche nel Belpaese.
Numeri che chiamano governo nazionale e regioni a ripensare il modello di uno sviluppo turistico che oggi appare squinternato dalla crisi causata dal coronavirus. A cominciare dal sistema dei trasporti. Quelli aerei, soprattutto, per la Sicilia “ponti” principali del traffico turistico. Occorreranno pianificazioni orientate sulla promozione del turismo di prossimità, quello che conduce verso mete vicine a casa, possibilmente non affollate, da estendersi al territorio nazionale e a quei paesi europei che presenteranno condizioni di maggiore sicurezza in termini di controllo su eventuali nuovi cluster di contagio. Imprescindibile rafforzare il brand Sicilia. Parola d’ordine adesso è “comunicare”, promuovere le destinazioni siciliane.Obiettivi del Programma triennale di Sviluppo Turistico 2020-2022 presentato nei giorni scorsi dal Dipartimento regionale del Turismo, saranno da una parte l’immagine unitaria dell’offerta culturale, naturale e turistica dell’Isola nel mercato interno; dall’altra la destagionalizzazione dei flussi e l’offerta di un turismo “esperienziale”. Concetto, quest’ultimo, contrapposto alturismo di massa e indicanteattività dal forte impatto personale con ciò che i luoghi contengono. Un ambito che dovrà fare i conti con i nuovi scenari condizionati dalla crisi. “Inutile ignorarlo: fermo restando che nei mercati internazionali la Sicilia mantiene alto il suo livello d’attrattività, anche se con servizi di non eccelsa qualità, ormai l’agenda del turismo la scrive il Covid e non più le programmazioni dei tour operator”, afferma Toti Piscopo, presidente di Federturismo Sicindustria Palermo. “Non c’è dubbio che il crollo del turismo sia stato determinato dall’annullamento dei voli, così come gli attuali cenni di ripresa sono determinati dal loro ripristino – aggiunge – . Ma si tratta di una risalita ancora rallentata dal prevalente senso di ansia dei passeggeri. Fino a un mese fa, compagnie aeree avvezze a riempimenti fino a oltre l’80 per cento dei propri velivoli, viaggiavano con 4-5 passeggeri a bordo”.L’estate calda sta determinando nette modifiche di questi scenari. Ma occorre attendere almeno la fine della stagione per trarre riscontri più credibili. Punto fermo di questi giorni, attestato da Skyscanner e Trivago, motori di ricerca online che monitorano e comparano rispettivamente prezzi dei voli e le tariffe delle strutture ricettive, è che la Sicilia si colloca sul podio delle mete attualmente preferite dagli italiani, preceduta dalla Toscana e dalla Puglia (dominatrice della classifica). La ripresa dei voli che da e verso gli aeroporti siciliani tornano a riempirsi su livelli tra il 50 e il 60 per cento, indica spostamenti solo da parte di turisti individuali, cioè non legati a gruppi organizzati. Anche il mercato internazionale sembra rimettersi lentamente in carreggiata, ma le criticità che adesso pesano su ambiti strategici dell’incoming, come quelli dei turisti americani, tedeschi e spagnoli, a detta degli esperti dell’economia del turismo non si smaltiranno certo nel giro di un anno: “Le previsioni indicano una crisi che continuerà sino al 2022 – riprende Piscopo – e che di effettiva ripresa si potrà parlare non prima del 2023, se non nel 2024”.Nel generale clima di sofferenza, arrivano comunque segnali di ripartenza. Anche dai piccoli aeroporti siciliani. A Trapani, grazie a contributi regionali per poco meno di 10 milioni di euro, lo scalo Vincenzo Florio di Birgi, trovatosi in ulteriori difficoltà a causa dell’abbandono di Alitalia, sempre a giugno ha potuto siglare due accordi: con Albastar, aerolinea fondata a Palma di Maiorca nel 2009 da una joint venture tra imprenditori britannici e siciliani per sostituire la compagnia di bandiera nelle tratte da e per Roma e con Ryanair che, in attesa della soluzione del debito verso la compagnia irlandese da parte di alcuni comuni trapanesi inadempienti, assicura anche alcuni voli internazionali: su Malta, Praga e Baden-Baden.In Sicilia orientale, l’aeroporto degli Iblei, gestito dalla Soaco spa, di cui oggi il Comune di Comiso, fino al 2007 proprietario unico, detiene il 35 per cento delle quota sociale (caso unico in Italia), è rimasto chiuso per tutto il periodo del lockdown. “Dalla riapertura, il 21 giugno, l’attuale tabella di marcia prevede voli per 5 giorni alla settimana verso Pisa Malpensa, Bruxelles e Francoforte, operati da Ryanair – spiega il presidente Giuseppe Mistretta –. A questi si aggiungono i charter verso Parigi Orly, operati da Transavia e dal primo agosto, il collegamento per Bologna assicurato da Tajaran Jet (compagnia bulgara con capitali anche italiani, ndr)”.Riguardo a Palermo, prosegue da un mese all’aeroporto Falcone e Borsellino la campagna promozionale “Fly to Palermo, book 4 nights, get 1 night free” (vola a Palermo, prenota 4 notti, una è gratis), generata dall’intesa tra Federalberghi e la Gesap. I dati attuali dello scalo di Punta Raisi indicano un recupero. Chiusosi male il mese di luglio, con un totale di 321.565 viaggiatori contro i 775.265 del 2019, adesso il traffico si attesta su una media di 16mila passeggeri al giorno e un indice medio di riempimento nell’ordine di poco meno di 120 passeggeri a volo. Molti alberghi hanno riaperto e, sul gioco delle percentuali, la Sicilia viaggi su livelli migliori di tante altre regioni italiane. “Le perdite però sono comunque gravi – riprende Piscopo – se si analizzano i dati dalla primavera del 2019 a quella del 2020, il blocco pandemico ha causato un crollo di quasi il 70 per cento delle prenotazioni”.Va ancora peggio sul mare: per il mercato crocieristico, di cui il 90 per cento passa attraverso le agenzie di viaggio, che vendono anche con un anno di anticipo e dove tutto ciò che non si riesce a realizzare nei periodi programmati si traduce in perdite secche, “le dimensioni del danno economico subito dal comparto, sono enormi – riprende Piscopo – . Facile del resto immaginarlo, visto che prima del Covid nel Mediterraneo si muovevano ogni giorno almeno 60 navi da crociera, con almeno 350mila posti letto”. Per questo due settimane fa Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale, ha fatto appello al Ministro della Salute, Roberto Speranza,per evitare ulteriori rinvii al via libera alle crociere nei porti italiani: “Urge riaprirli al più presto, per scongiurare danni, diretti e indotti, che risulterebbero insanabili”.“Ci attende un lungo periodo di transizione sul quale costruire una progettualità turistica diversa, orientata soprattutto verso target nazionali – dice Rosalia D’Alì, presidente del Distretto turistico della Sicilia Occidentale – . Abbiamo intanto lavorato sul potenziamento dei trasporti su strada tra lo scalo di Trapani e l’aeroporto internazionale di Palermo che distano tra loro poco più di 80 chilometri. Le corse dei bus, offerte dalla ditta Segesta, sono state raddoppiate, 8 da Birgi e verso Punta Raisi e viceversa. Un passo in avanti l’integrazione tra i due scali”.“Di certo – considera D’Alì – se avessimo un sistema ferroviario aggiornato e efficiente, il passo verso l’intermodalità reale sarebbe assai più spedito”. Il distretto turistico della Sicilia Occidentale coinvolge 17 comuni della provincia trapanese, dieci dei quali hanno finanziato due campagne di comunicazione: l’iniziativa “Caraibi? No, Sicilia Occidentale”, portata avanti con il sito nonsonoicaraibi.it e la campagna “viaggia in sicurezza, vieni in Sicilia Occidentale”, il cui concept, specifica D’Alì, “è invitare gli italiani a vivere le numerose e diversificate suggestioni e esperienze assicurate da una vacanza in Sicilia Occidentale” .Scenario difficile, in definitiva; dove l’ottimismo stride con dati da profondo rosso. Al punto da alimentare polemiche da parte delle principali associazioni di operatori turistici (Federalberghi, Federturismo e Assoturismo) verso l’Enit, il cui ultimo bollettino di monitoraggio parlava di un’Italia quasi “sold out” a Ferragosto. L’Agenzia nazionale del turismo ha però risposto sottolineando la criticità della situazione italiana, in linea con le rilevazioni della stessa Federalberghi: -82 per cento per cento degli arrivi aeroportuali internazionali, -90,3 per cento delle prenotazioni aeroportuali internazionali fino a settembre e un calo degli arrivi stimato fino alla fine dell’anno nel -55 per cento per gli stranieri e nel -31 per cento per gli italiani. Per l’assenza dei turisti d’oltreoceano, a pagare di più in Italia sono le città d’arte e anche molte destinazioni balneari. “Il dato sulle prenotazioni online per la settimana di Ferragosto (diramato da Booking.com) – si legge in un comunicato dell’Enit – si inserisce in un contesto fortemente influenzato dalle compensazioni delle partenze da parte degli italiani per le tradizionali vacanze estive ed è comunque un segnale positivo che continueremo a monitorare e evidenziare”.