Una lucina accesa sulle grotte dell’Addaura

Il ventennale oblio delle grotte dell’Addaura, con le loro misteriose incisioni rupestri risalenti almeno a quattordicimila anni fa, potrebbe finalmente finire.

di Amministratore

1 Luglio 2018

Il ventennale oblio delle grotte dell’Addaura, con le loro misteriose incisioni rupestri risalenti almeno a quattordicimila anni fa, potrebbe finalmente finire. Lo ha annunciato l’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, Sebastiano Tusa, nel corso del primo incontro della seconda edizione del Mudd Festival, la rassegna dedicata alle eccellenze culturali, archeologiche, storiche e gastronomiche di Mondello, in programma fino al 14 luglio.“Il progetto di risanamento e di protezione civile è quasi pronto – ha spiegato Tusa – ed è firmato dal professore Fabio Cafiso, che ha accettato di donarlo gratuitamente alla Regione”. I lavori, per un costo previsto di circa settecentomila euro, porterebbero alla riduzione del rischio geologico oltre a prevedere una serie di interventi strutturali per ripristinare sentieri e camminamenti.Da una parte, quindi la soluzione del problema sicurezza, che ha di fatto comportato e perpetuato la chiusura del sito; dall’altra la manutenzione di un luogo che per troppo tempo è stato infestato dal degrado, immondizia, rifiuti, un cancello di ferro a sbarrare il passaggio, tanti proclami al vento e l’impegno civile di associazioni come “Salvare Palermo”, “Salviamo l’Addaura”, SiciliAntica, Wwf, Italia Nostra, Fai, “Legambiente”, che non hanno mai abbassato la guarda.Ma la vera novità sta nelle modalità di finanziamento dell’operazione di recupero: “Abbiamo intenzione di procedere con il sistema dell’art bonus – dice Sergio Alessandro – dirigente generale dei Beni culturali – grazie ad una legge nazionale che permette ad uno o più mecenati di finanziare il progetto con sgravi fiscali fino al sessanta per cento”.Le grotte dell’Addaura potrebbero così conquistare la fama che meritano, a fianco di siti come Altamira, in Spagna, e Lascaux, in Francia, che il turismo da tempo ha scoperto e premiato e che l’Unesco protegge con il suo sigillo.“Ma senza dimenticare – puntualizza l’assessore Tusa – che si tratterebbe sempre di una fruizione ragionata, e di non massa”.