Cicerchia, la polenta del Sud
Piatto arcaico, ha origini precedenti all'arrivo del granturco in Europa e si mangia nella cosiddetta “Lombardia siciliana”
di Marcella Croce
31 Luglio 2018
L’idioma gallo-italico sostituisce il siciliano in una decina di paesi interni dell’Isola, la cosiddetta “Lombardia siciliana”. Questa peculiare lingua, che in realtà è ligure-piemontese, deriva da una forte mescolanza etnica tra la popolazione locale e le genti settentrionali venute al seguito della regina Adelasia nel XII secolo. Non è certo casuale che questa interessante enclave linguistica coincida quasi perfettamente con la zona in cui si mangia la polenta di cicerchie.Legume povero per eccellenza, a metà fra ceci e piselli, la cicerchia (Lathyrus sativus) in Italia è oggi una rarità. In Sicilia, dove in alcune zone viene chiamata anche rumanedda o ciciruòccolo, ci sono alcuni superstiti appassionati coltivatori. A Nicosia, Aidone, Piazza Armerina, San Fratello, così come a Sperlinga, Acquedolci e Novara di Sicilia, non mancano gli estimatori disposti a pagare a un prezzo relativamente alto la farina di cicerchia, spesso mista ad altri legumi, pur di farne la base di una polenta che potremmo definire arcaica, in quanto precedente all’arrivo del granturco in Europa.Oggi, come oltre mille anni fa in epoca normanna quando i loro antenati arrivarono dal settentrione, i siciliani che vivono in queste zone mangiano questo cibo nordico per antonomasia, con cui tuttora in Sicilia si ha pochissima dimestichezza.