L’arte dei Virgadamo ha veramente attraversato i secoli: dopo la scomparsa di Mario Virgadamo l’unica fonderia di campane ancora esistente in Sicilia, è passata al giovane nipote Luigi Mulè Cascio che ha ereditato l’arte e i segreti di famiglia, aggiungendo il proprio tocco artistico grazie agli studi in Accademia. Il processo di lavorazione delle campane è cambiato nel tempo. Partendo dalla misura e dall’accordatura musicale desiderata per ogni campana, si sviluppa un modello su carta, che viene poi trasferito su legno sagomato e su un’asse rotante per creare la forma. Vengono utilizzati materiali come creta bianca, concime stallatico e canapa per costruire tre pezzi sovrapposti: il maschio, la negativa o falsa campana e la cappa. Le iscrizioni e i fregi sulla parte esterna sono realizzati con getti di gesso e cera vergine d’api, con applicazione del disegno in creta a stampo sulla falsa campana. La pennellatura è eseguita con creta bianca e crine di cavallo tagliuzzato. Siamo alla fase più delicata: la fusione, a fiamma riverberata utilizzando stagno vergine e rame rosso per ottenere il bronzo. Infine, pulitura e lucidatura eseguite con attrezzi specifici, mentre l’iscrizione viene pulita a mano con martello e scalpello.
L’arte di creare campane