I beni culturali siciliani “curati” dalle nanotecnologie

Un'azienda milanese investe nell'Isola dove aprirà due sedi, a Palermo e Caltanissetta. Formerà esperti per preservare monumenti e musei

di Ruggero Altavilla

26 Luglio 2019

Terapie invisibili e non invasive per curare i beni culturali. Trattamenti che preservano più a lungo, garantendo tempi di resistenza anche di vent’anni e applicabili su bronzi, marmi, vetro, pietre naturali e su qualsiasi altra superficie difendendola dalle insidie del tempo. Sono le nanotecnologie, manipolazioni della materia che agiscono fin dentro gli atomi e le molecole, portando a modifiche più stabili e durature. Adesso, un’impresa milanese specializzata in nanotecnologie è pronto a investire in Sicilia, dove aprirà due sedi, a Palermo e Caltanissetta, con cui formerà esperti per preservare i più importanti monumenti dell’Isola.

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Sabrina Zuccalà

Dopo le applicazioni in nanotecnologia eseguite sull’Esercito di terracotta in Cina, quelle sul relitto di Marausa (ve ne abbiamo parlato qui), sulla statua di Sant’Oronzo a Lecce e anche su un violino Stradivari dell’Accademia Concertante d’Archi di Milano, le attenzioni della 4ward360 si spostano in Sicilia, dove sarà premiato il miglior progetto di restauro. A settembre partirà un nuovo team chiamato “Heritage Preservation Lab”, guidato dall’amministratore della società e ricercatrice Sabrina Zuccalà. “La Sicilia – spiega – è una delle Regioni che hanno maggiori beni culturali e opere artistiche d’Italia, molte di queste però, versano in condizioni non ottimali, e devono essere restaurate; per questo riteniamo sia fondamentale investire in formazione sulle nanotecnologie per creare nuove figure professionali che possano utilizzare i nanomateriali per preservare queste opere e mantenerle in ottime condizioni”.
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Trattamento sul legno del relitto di Marausa

“In sinergia con diverse università e enti istituzionali siciliani – continua la ricercatrice – cercheremo di realizzare corsi che possano formare i nuovi esperti di nanotecnologie e cosi potremo rilanciare l’occupazione e anche il turismo. Ormai è evidente a tutti che i risultati migliori per preservare le opere d’arte e architettoniche si possono raggiungere solo con i nano materiali che sono flessibili e utilizzabili su tutti i materiali, non li intaccano e riescono ad andare a fondo dando risultati di lunga durata”.
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Il team di 4war360

Nelle prossime settimane, l‘azienda presenterà un progetto dedicato all’innovazione e allo sviluppo nel territorio siciliano, da sviluppare nei prossimi mesi. L’intenzione è quella di utilizzare in tutti i musei siciliani una serie di campioni di prova delle nuove nanotecnologie per sperimentarne i vantaggi. “Ho subito percepito come in una terra in cui lo stesso contenitore museale è frequentemente anche esso un bene monumentale da tutelare – osserva Renzo Botindari, esperto in nanotecnologie e responsabile tecnico e addetto alla sicurezza della Galleria d’Arte Moderna di Palermo – le nanotecnologie già utilizzate con successo nel campo del restauro e della conservazione, potrebbero addirittura applicarsi con successo nella ricerca scientifica di nuovi materiali per garantire nella manutenzione straordinaria delle opere edili, solidità, durabilità e soprattutto la sicurezza del bene e del fruitore”.“Sappiamo – aggiunge l’architetto Michele Di Giovanni, che aprirà in Sicilia la sede di Caltanissetta – che in alcuni musei della Sicilia alcune opere sono anche a rischio per la mancanza di aria condizionata, se queste opere fossero state tutelate con le nanotecnologie non ci sarebbero stati problemi di questo tipo”.