L’occhio come una sonda per esplorare i chiaroscuri dell’anima. Lo sguardo del medico che penetra le profondità fisiche del corpo, è un tutt’uno con quello del fotografo che congela emozioni, in volti, gesti e sguardi. Strumenti del mestiere diversi che convivono in Andrea Guarneri, 52 anni, cardiologo di professione, ma con una passione antica per la fotografia. Cuore e intuito con cui ha dato vita a un progetto a lungo termine: un atto d’amore per la sua Palermo, raccontata attraverso uomini, donne, vicoli, spaccati familiari, negli angoli più reconditi della città.

Andrea Guarneri
È il progetto
“Palermo Umana”, iniziato nel 2017, premiato con la
Menzione d’onore all’International Photography Awards 2020 e fresco del secondo posto, con
la medaglia d’argento al Tokyo International Foto Awards 2020, nella categoria “People-Life style”. Due riconoscimenti di peso che si aggiungono al terzo premio del National Geographic Traveler Photo Contest vinto nel 2012 e alla collaborazione con National Geographic Image Collection iniziata nel 2013.
“Palermo Umana” è uno
studio per immagini sull’identità della città. Un racconto in divenire scritto con la luce, in un bianco e nero denso di pathos, che si svolge in una Palermo lontana dai riflettori, tra i vicoli dell’Albergheria o dei Danisinni. “L’idea è di identificare la città attraverso i volti dei palermitani – racconta Guarneri a
Le Vie dei Tesori News – sono scorci certamente poco pittoreschi, ma in cui
si ritrova un’umanità intensa e vitale. Amo fotografare la mia città addentrandomi nei vicoli più nascosti, luoghi che ancora raccontano una memoria che rischia di sparire per sempre. Cerco
l’anima della città, in profondità e senza distrazioni, esplorandone il lato umano, unico e senza tempo né luogo, descrivendola attraverso i palermitani e i loro volti, in un rapporto di identità biunivoco e indissolubile”.

Così, armato della sua Leica, Guarneri immortala
la Palermo delle piccole botteghe, dove sopravvivono antichi mestieri, o il
fervore religioso delle feste di quartiere. C’è la vita brulicante dei
vecchi mercati e ancora volti come maschere, tra cinismo, ironia e rassegnazione, in frammenti di vita che sembrano sospesi nel tempo. “Per me la fotografia è qualcosa di viscerale – racconta –
un amore che mi ha trasmesso mio padre quando ero bambino, quando mi diede una reflex a pellicola e mi insegnò a usarla. Da allora, non riesco più a farne a meno. Porto sempre con me una macchina fotografica, perché non si sa mai in chi o cosa potrò imbattermi. Ormai, la fotografia è una parte di me”.
(Foto: Andrea Guarneri)