Il linguaggio mafioso dai pizzini ai social network

Ultimo appuntamento con il Festival della Parola, a Palazzo d'Aumale. Interverranno cronisti, magistrati e studiosi per raccontare i codici di comunicazione di Cosa nostra

di Marco Russo

22 Novembre 2018

Si conclude il Festival della Parola, iniziato lo scorso 14 novembre, con l’obiettivo d’indagare sull’evoluzione del linguaggio dalle origini ai giorni nostri. L’ultimo appuntamento previsto domani alle 10,30, a Palazzo d’Aumale, a Terrasini, sarà dedicato ai codici di comunicazione mafiosa. “Le parole della mafia”, sarà questo il titolo dell’incontro a cui parteciperanno cronisti, magistrati e studiosi che avranno il compito di raccontare il linguaggio di Cosa nostra.Si farà un excursus da Luciano Liggio a Michele Greco, dai pizzini alle intercettazioni che hanno determinato i processi anche più recenti. Alla tavola rotonda, interverranno i giornalisti Riccardo Arena e Riccardo Lo Verso, il direttore della sede Rai Sicilia, Salvatore Cusimano, il professore Giuseppe Paternostro, autore del libro “Linguaggio mafioso – scritto, parlato, non detto” e il giudice del Tribunale di Palermo Nicola Aiello.Introdurranno i lavori la direttrice del Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, Valeria Patrizia Li Vigni, il direttore di Palazzo d’Aumale, Ferdinando Maurici e il sindaco di Terrasini, Giosuè Maniaci.L’incontro chiude, dunque, la manifestazione promossa dall’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, che ha raccontato l’evoluzione del linguaggio, a partire dalle epigrafi greche, arrivando fino al linguaggio contratto dei social network e alle emoticon, passando dalla lingua che rimanda all’immenso patrimonio del dialetto siciliano inventata da Andrea Camilleri.