La Palermo di Cagliostro, tra vicoli e misfatti
Sono tanti i luoghi della città legati al controverso personaggio, ma ancora manca un itinerario tematico che ne recuperi la memoria
di Emanuele Drago
2 Agosto 2019
Se non si è in grado di muoversi e districarsi tra i vicoli più reconditi di Palermo, risulta ancor più arduo percorrere le strade e i luoghi che vengono indicati da Luigi Natoli in “Cagliostro”, uno dei suoi più fortunati romanzi. Alcuni turisti avveduti e informati ne cercano i luoghi. Ma quando poi arrivano pieni di aspettative nel luogo in cui nacque, in vicolo della Perciata, oggi vicolo Cagliostro, all’Albergheria, rimangono profondamente delusi. Si aspetterebbero come a San Leo un museo; eppure, oltre a una discutibile sagoma, disegnata accanto all’abitazione in cui il chiacchierato personaggio nacque, altro non trovano.
Chissà perché i palermitani ogni qualvolta si parla di Cagliostro sembrano essere pervasi da un vis etica, da un perbenismo che i cittadini di Pesaro – che della rocca di San Leo hanno fatto un vero e proprio luogo di pellegrinaggio – non sembrano neanche lontanamente provare. Per cui sarebbe ora, vista la nomea internazionale e la copiosa letteratura in cui gode il personaggio, realizzare un itinerario tematico – magari facendo affiggere alcune piccole targhe – nei luoghi citati nel romanzo. A tal proposito, in questa particolare full immersion turistica vi segnaliamo, oltre alla già citata casa di vicolo della Perciata, il San Rocco di via Maqueda, il collegio da cui, dopo esser ricorso ad uno dei suoi soliti travestimenti, il Balsamo fuggì il giorno di un Carnevale; o ancora, sempre accanto alla casa di vicolo della Perciata, la finestra da cui da ragazzo spiava gli speziali dell’ordine dei Benfratelli di San Giovanni di Dio, oggi sede del Benedetto Croce, ordine a cui rimase affiliato, seppur per poco tempo.Un altro luogo citato nel romanzo di Natoli si trova in via del Bosco. Qui il giovane Balsamo andava a lezioni private, ma venne cacciato dal prelato che gli impartiva lezioni, perché scoperto in effusioni sconvenienti con la nipote Rosalba. Poi non va dimenticata la casa di via Terra delle Mosche, alla Vucciria, luogo in cui andò a trovare la madre e la sorella, dopo esser tornato a distanza di vent’anni a Palermo con la compagna Lorenza Feliciani. E proprio quest’ultimo luogo, oltre al vicolo in cui nacque, fu quello in si recò alcuni anni dopo il grande Goethe, per conoscere da vicino il contesto in cui viveva la famiglia d’origine.Ma un luogo particolarmente importante, in quanto legato ad una delle più esilaranti “malefatte” realizzate da Giuseppe Balsamo a Palermo, è indubbiamente il teatro di Santa Cecilia. Ma andiamo ai fatti. Egli, dopo un apprendistato di due anni presso il cavaliere e pittore Vito D’Anna, era talmente bravo a eseguire disegni incisi sul rame che ebbe la geniale idea di falsificare alcuni biglietti. Ma lo fece non per bramosia di danaro, ma per un’altra “nobile” ragione: moriva dalla voglia di vedere, ed era la prima volta, uno spettacolo teatrale eseguito per l’occasione dalla Compagnia del Gusto. Così vendette i biglietti falsi, spacciandoli per veri, tramite un intermediario, e poi si godette seduto in prima fila il caos che aveva arrecato, ovvero la lite tra molti degli spettatori che si contendevano lo stesso posto.Inviso da un popolano della Vucciria, a cui aveva rubato dei soldi per un tesoro sulle falde di Monte Pellegrino mai trovato, ma anche da un nobile a cui, dopo aver millantato il ritrovamento di un testamento introvabile, gli aveva spillato del danaro, Cagliostro era fuggito una prima volta da Palermo. Tuttavia, anche dopo il suo ritorno a Palermo con la sua inseparabile Lorenza, nessuno aveva ancora dimenticato quella sue malefatte. Così, dopo essere stato imprigionato e portato alla Vicaria, riuscì ad essere scarcerato grazie all’intercessione presso il principe di Butera della stessa compagna Lorenza. Ma ad una precisa condizione: avrebbe dovuto abbandonare per sempre Palermo. Così Balsamo andò via dalla sua città natia, pur sapendo che ogni angolo era intriso della sua infanzia e della sua vita, più di San Leo. Ma molti a Palermo ancora non lo sanno o un po’ se ne vergognano. Eppure, dovrebbero sapere che il turismo non si nutre solo di monumenti o di eroi, ma di storie e bizzarrie.*Docente e scrittore