La storia della chiesa che visse tre volte
Santa Maria della Pinta, nei secoli, ha conosciuto diverse collocazioni. È nota per il soffitto in legno e per aver ospitato un atto sacro di Folengo
di Emanuele Drago
13 Luglio 2019
C’è una chiesa a Palermo che ha una storia particolarissima, e nonostante mantenga ancora l’antica denominazione, conobbe col passare dei secoli ben tre diverse collocazioni. La chiesa a cui facciamo riferimento è quella di Santa Maria della Pinta, edificata durante il dominio bizantino dal generale Belisario e che veniva denominata dell’Annunziata.
L’appellativo “Pinta” gli venne aggiunto poiché la bella basilica possedeva delle strutture in legno, tra cui il tetto, completamente dipinto. Tuttavia, alla fine del XIV secolo, la chiesa venne riedificata, ma divenne soprattutto famosa quando il letterato e monaco mantovano, Teofilo Folengo, conterraneo dell’allora vicerè Ferrante Gonzaga, decise di realizzarvi una rappresentazione sacra dal titolo “La Creazione del mondo”, conosciuta anche, da quel momento in poi come “L’Atto della Pinta”.La chiesa, come attesta l’antica topografia della Galca (oggi ricadente sull’attuale villa Bonanno, ma un tempo il centro direzionale del potere politico) si trovava sul piano del Palazzo Reale. In verità, nello stesso luogo, oltre alla chiesa dedicata a Santa Maria della Pinta, si trovavano altre chiese quali la basilica di Santa Barbara la Soprana e San Giovanni la Galca. Tuttavia, in seguito al tumulto popolare del 1648, guidato da Giuseppe D’Alessi e poi soppresso repentinamente, l’allora Cardinale Teodoro Trivulzio – viceré di Sicilia e presidente del Regno – per rendere il palazzo del potere più sicuro, aveva deciso di farvi edificare due grossi bastioni per la difesa.La scellerata decisione comportò anche l’abbattimento delle chiese che si trovavano nella Galca; ragion per cui, da quel momento in poi, il titolo della chiesa de La Pinta venne trasferito a un’altra chiesa, denominata Santa Maria dell’Itria, che si trovava presso la strada dei Tedeschi, non distante da quella odierna. Ma, a partire dal 1670, per far spazio alla nuova via Porta di Castro, la chiesa venne abbattuta e ricostruita proprio di fronte, esattamente nel luogo in cui si trova adesso.Nonostante i ripetuti spostamenti della chiesa, le confraternite non vollero rinunciare al titolo di Pinta, tant’è che nell’edificare il nuovo tetto ligneo ne riprodussero le antiche eleganti fattezze.*Docente e scrittore