Era spaccata in due con un’ala spezzata, adesso è pronta di nuovo a spiccare il volo. L’odissea della Vittoria Alata si è conclusa. La statua liberty di Antonio Ugo, a quasi sei anni dal furto che ne decretò la condanna a morte, è risorta dopo un delicato restauro cominciato sei mesi fa. La sua nuova vita è nel loggiato di Palazzo Ajutamicristo, a Palermo, dove da ieri la Vittoria è tornata ad aprire le ali.

Il restauro della Vittoria Alata
Non è stato facile mettere insieme
i cinque pezzi in cui era stata ridotta la statua, rubata dal Palazzo delle Finanze, nel febbraio del 2013 e ritrovata pochi mesi dopo in un magazzino del quartiere Danisinni, pronta ad essere fusa. Il monumento, commissionato nel 1922 allo scultore palermitano dal Banco di Sicilia, in ricordo dei dipendenti caduti nella prima guerra mondiale, si era spezzato durante il furto e i ladri, probabilmente, avevano infierito per poter con più facilità trasformarla in rame da rivendere ai mercati illegali.I pezzi della statua furono ritrovati dopo una soffiata alla polizia e poi affidati alla Soprintendenza ai Beni culturali di Palermo, che li ha custoditi nel Palazzo Ajutamicristo in attesa del restauro. Grazie ad un’azione sinergica del comitato Insieme per Palermo, poi diventato associazione
Settimana delle culture, degli
Amici dei Musei Siciliani e di
Maria Antonietta Spadaro, storico dell’arte e membro del direttivo dell’Anisa, che fu la prima a lanciare l’allarme dopo il furto, fu organizzata una raccolta fondi per il restauro della statua. Così nel 2014 si tenne
un’asta con gli scatti palermitani di Franco Sersale, fotografo e noto albergatore campano, morto l’anno successivo. Grazie a questa iniziativa, fu possibile successivamente preparare un progetto di restauro, curato da
Mauro Sebastianelli.
Un momento della presentazione
Si è trattato di un intervento conservativo molto complesso, spiegato da Sebastianelli nel corso della presentazione del restauro che si è svolta ieri a Palazzo Ajutamicristo. Una delle fasi più delicate – ha detto il restauratore – ha riguardato il posizionamento e il nuovo ancoraggio delle parti scomposte.
È stata applicata una struttura interna, removibile e autoportante, che garantisce la tenuta della scultura e assicura l’eventuale rimozione. Nel corso dell’intervento, durante le indagini preliminari, si è scoperto inoltre che la statua non è in bronzo, come si pensava, ma in ottone.All’incontro di ieri pomeriggio sono stati presenti anche l’assessore regionale ai Beni Culturali,
Sebastiano Tusa; il soprintendente
Lina Bellanca; l’assessore comunale alla Cultura,
Andrea Cusumano; il presidente dell’associazione Amici dei Musei Siciliani,
Bernardo Tortorici di Raffadali;
Gabriella Renier Filippone della Settimana delle Culture e
Maria Antonietta Spadaro. “Questo è un esempio di buone pratiche che merita molta attenzione – ha sottolineato l’assessore Tusa – perché rappresenta bene quella collaborazione virtuosa tra pubblico e privato di cui abbiamo bisogno e che stiamo cercando di portare avanti”.Così la Vittoria, adesso, si staglia su un piedistallo e dall’alto dei suoi due metri, sembra vegliare sul loggiato del palazzo. Accanto c’è la sua “gemella”,
il modello in gesso della statua messo a disposizione dagli eredi di Antonio Ugo e che sarà esposto fino alla fine del prossimo aprile. Sulle pareti della stessa sala, anche la
“Pupa del Capo”, il mosaico restaurato che fino a qualche anno fa decorava l’ingresso dell’antico panificio Morello, sul prospetto di Palazzo Serenario, nel mercato del Capo. Due gioielli del liberty tornati a nuova vita.