Non solo i tulipani di Blufi: tanti fiori selvatici da proteggere
Con la primavera le fioriture spontanee tornano a colorare il paesaggio, dalle Madonie ai Sicani. Molte sono rare, come l’orchidea di Branciforti
di Maria Laura Crescimanno
19 Marzo 2021
I tulipani di Blufi, che crescono a migliaia in primavera sulle colline madonite, come ogni anno, stanno invadendo con la loro bellezza le pagine dei social e quelle dei giornali online. Sono molte le associazioni di trekking che stanno programmando passeggiate nelle campagne attorno al santuario della Madonna dell’Olio di Blufi, come escursione botanica fuori porta da non perdere, quando si allenteranno le restrizioni per la pandemia. Ma non sono forse troppi i riflettori accesi – come mettono in guardia alcuni – su questa meraviglia naturale? Intanto a proteggerli dal vandalismo, cui di fatto sono sempre stati esposti, adesso intervengono anche gli abitanti del paesino madonita, che dei tulipani rossi hanno fatto il loro brand: a turno da volontari vigilano di giorno affinché nessuno li raccolga, sradicandoli e danneggiandoli irreparabilmente.
Le fioriture endemiche spontanee nelle aree montane protette del Parco delle Madonie, area geografica al confluire di tre grandi continenti, sono di straordinario pregio, ben note ai botanici siciliani ed europei. A livello regionale gli endemismi botanici, dai fiori agli arbusti, costituiscono circa il 20 per cento della flora siciliana. I tulipani spontanei, specie a fioritura precoce che viene dalla Persia (Tulipa raddii, dal nome del botanico fiorentino che li descrisse), a decine di migliaia fioriscono da marzo a maggio, formando spettacolari macchie rosse, ma – ricordano gli esperti – crescono radi anche tra i campi delle Petralie, e nelle aree delle Serre di Ciminna, sui monti Sicani.Come spiega il botanico e direttore dell’Orto Botanico di Palermo, Rosario Schicchi, che dalla sua pagina facebook ogni martedì invita ad un breve viaggio naturalistico, occorre avere rispetto per questa piccola Olanda di Sicilia. Inutile, infatti, come invece molti fanno, raccoglierli perché in poche ore seccano e muoiono, perdendo tutta la loro bellezza.“Adesso, a maggio, sarà il turno delle orchidee – continua Schicchi – un altro spettacolo naturale di rara fragilità e bellezza. Non raccogliete i piccoli fiori viola, lilla o turchesi che crescono spontanei nei fossi e lungo i sentieri boschivi, potrebbe trattarsi di specie molto rare, al contrario, da fotografare, segnalare e proteggere”. Come quelle appartenenti alla famiglia delle Ophrys, che diventano di anno in anno sempre più rare, oppure come la Orchis Branciforti, che trova casa sulle montagne di Sicilia, in particolare nell’area della Quacella, sulle Madonie, e in Sardegna. Una preziosa orchidea dedicata a Ercole Branciforti, principe di Butera, protettore del botanico siciliano Antonino Bivona Bernardi che descrisse questa specie nel 1813.