È stata un’impresa tutt’altro che facile, a più riprese e con notevoli sforzi economici. Ma alla fine, il piano nobile di Palazzo Alliata di Villafranca è visitabile per intero, pronto a stupire turisti, ma anche palermitani (da venerdì a lunedì, dalle 10.30 alle 17.30 con visite guidate).“Le sale chiuse al pubblico erano diverse – osserva Claudia Miceli, socia della onlus che porta il nome della dimora nobiliare – e sicuramente daranno un nuovo volto all’edificio”. Il primo ostacolo è stato aprire la sala rosa, con la sua caratteristica moquette del 1840, della prestigiosa marca Braquenié, la prima ad arrivare dalla Francia. “Ovviamente – continua Miceli – la delicatezza del tessuto non la rende calpestabile. Abbiamo lavorato secondo le direttive della Soprintendenza, predisponendo una guida in tessuto perché si potesse attraversare l’ambiente”.

Ritratto di Marianna Ucria (foto: Carmelo Fornaro)
Un gioiello, la sala rosa, e non solo per la moquette storica: contiene infatti
il prezioso ritratto di Marianna Ucria, antenata degli Alliata e di Dacia Maraini, che ispirò la scrittrice nel romanzo “La lunga vita di Marianna Ucria”, in cui riprese un’antica storia di famiglia. Un altro ambiente che sarà possibile visitare è
la sala gialla, così chiamata per il colore oro che illumina le pareti, le sedute, le poltrone. “Non esiste una pubblicazione organica – osserva Claudia Miceli – ma diversi documenti. Probabilmente questo intimo ambiente era destinato al ricamo delle donne”.Che
la sala da pranzo fosse un’ex alcova, invece, è dimostrabile dalla dimensione raccolta e dalla presenza di un altare reclinabile. La sala da pranzo conserva ancora un preziosissimo
servizio in porcellana bianca a fiori. Infine,
l’ex boudoir: lo spogliatoio, anch’esso ritornato visitabile dopo che la proprietaria del palazzo, la principessa Rosaria Correale Santacroce, decise di donare l’intero palazzo al seminario arcivescovile negli anni Ottanta del secolo scorso. Da lì si gode di una vista che mozza il fiato, con la chiesa di San Giuseppe dei Teatini e Palazzo Ugo delle Favare in bella mostra.

Boudoir (foto: Carmelo Fornaro)
Tasselli preziosissimi, che si incastonano in altri ambienti già aperti ai visitatori:
il salone dei musici o delle poste in stile neogotico (adibito a quadreria, o sala concerti).
I due saloni da ballo: quello dello Stemma (con il blasone della famiglia Alliata, realizzato con maioliche settecentesche, a parete); e
il salone del principe Fabrizio Alliata e Colonna, che custodisce due rari dipinti del pittore olandese Matthias Stomer.Evidentemente, le donne di casa Alliata dovevano amare il giallo: è il colore dominante anche di un altro spazio dedicato alle presenze femminili,
la sala da té, ricavata da un’altra ex alcova. Ecco il salottino barocco, con il maestoso lampadario in vetro di Murano e le sete verdi damascate: probabilmente una cappella privata per la recita del rosario, dove ancora si conservano una Crocefissione di Antoon van Dyck e un’Annunziata di Pietro Novelli. E poi,
il fumoir, con le pareti in cuoio impresso, decorate con il pirografo, tra i più grandi d’Europa. Ha gli stemmi della famiglia Alliata e dei cileni Ortuzar. Perché? Enrico Maria Alliata incontrò Sonia Amelia Ortuzar a Roma: entrambi studiavano canto lirico. Si sposarono: pare fosse un matrimonio d’amore, il loro, da cui nacque Topazia Alliata, madre di Dacia Maraini. Ma questa è un’altra storia. O forse no.