Restaurato il misterioso ritratto di Charlotte
La presentazione del quadro che ritrae la figlia di Luigi XVI scampata alla rivoluzione francese ha chiuso la Settimana delle Culture
di Guido Fiorito
3 Agosto 2019
Che ci fa l’unica superstite della famiglia reale di Luigi XVI in un quadro in una stanza di Palazzo delle Aquile a Palermo? Maria Teresa Carlotta di Borbone, ovvero Charlotte, ma anche Madame Royale o Fille de France, l’orfana del Tempio, sfuggita alla ghigliottina, ci guarda con occhi malinconici, la pelle bianca e le gote rosa. Il restauro, promosso dalla Settimana delle Culture, rivela la qualità del dipinto. Di Charlotte si sa tutto: primogenita di Luigi XVI e Maria Antonietta, imprigionata dalla Rivoluzione con il fratellino, che morirà di stenti; liberata dopo la morte di Robespierre, nel 1795, quando aveva 17 anni. Del quadro, invece, si sa poco, l’autore non è stato identificato.
Ogni opera d’arte è bellezza e mistero. Quindi avanti con il giallo: chi ha dipinto il quadro, com’è finito a Palermo? Maria Antonietta Spadaro, storica dell’arte, è stata la prima ad interessarsi al dipinto nel 2004. “Era un’opera sconosciuta – dice, in occasione della presentazione della tela restaurata nella sala consiliare di Palazzo delle Aquile – quando la vidi per realizzare un libro sulle opere d’arte contenute nel municipio. Adesso sappiamo che esiste una copia negli uffici della questura di Caserta, firmata J.F. Pascucci 1796”. Aggiunge la restauratrice Ambra Lauriano: “È una copia perché è dipinta in modo accademico e ragionato, mentre la pennellata del quadro di Palermo è fluida”.Spadaro fa l’ipotesi che la tela sia stata dipinta poco prima a Vienna, primo rifugio di Charlotte dopo la prigionia, e portata a Palermo da Maria Carolina, sorella di Maria Antonietta, andata in sposa a Ferdinando re delle due Sicilie. L’occasione? La fuga da Napoli in preda ai moti rivoluzionari e all’esercito francese, per trovare rifugio, sotto la protezione degli inglesi, in Sicilia. “Charlotte – aggiunge Spadaro – fu raffigurata anche da Heinrich Friedrich Füger successivamente, in alcune miniature e in un dipinto che è conservato all’Hermitage di San Pietroburgo. Sarebbe interessante confrontare le tecniche delle due opere”. Ovvero verificare se l’autore possa essere lo stesso.La bellezza, il mistero. Ma c’è un terzo livello di lettura: siamo di fronte ad un simbolo della restaurazione. Charlotte viene dipinta diciottenne, vestita a lutto e senza gioielli, con i ritratti dei genitori alle spalle, il testamento di Luigi XVI, un fazzoletto, simbolo del dolore, che pende dalla mano sinistra e pare una statua vista da dietro. Un quadro “politico”, la propaganda allora si faceva anche così, un “santino” del realismo e della restaurazione di cui Charlotte sarà paladina negli anni a seguire. Ciò spiega anche il moltiplicarsi delle sue immagini. La serialità ai tempi delle crinoline, Charlotte come la Marilyn di Warhol.Quarto livello la consistenza materica del dipinto. “Ho rimosso – spiega Ambra Lauriano – le resine, che erano state spalmate in modo disomogeneo in un restauro all’inizio del Novecento, ridipinture di colore nero, incrostazioni e polvere. Sono riemersi i gigli di Francia presenti anche nel dipinto di Caserta e i colori hanno riacquistato la luce originaria”.La presentazione del restauro è stato l’ultimo atto della Settimana delle culture. “Abbiamo realizzato oltre duecentocinquanta eventi – dice il presidente della rassegna Bernardo Tortorici di Raffadali -, dedicando la manifestazione alla memoria di Sebastiano Tusa. Il ricavato è andato in beneficienza per le suore di padre Messina. Non si tratta soltanto di spettacoli che riguardano l’effimero, perché qualcosa è rimasto alla città: la riapertura del Loggiato di San Bartolomeo e il restauro di questo dipinto”. Riguardo a Charlotte le prossime sfide sono approfondire l’origine del quadro e trovare una sede dove possa essere vista da tutti.