“Antropologia della memoria”, a tu per tu con Carlo Severi
Lo studioso sarà a Palermo in occasione di un ciclo di incontri organizzati dal Museo delle Marionette Antonio Pasqualino
di Redazione
21 Marzo 2019
L’antropologo Carlo Severi, noto per i suoi studi sull’immagine e sulla memoria sociale, sarà a Palermo, dal 25 al 27 marzo per il ciclo di incontri “Antropologia della memoria”. Tre giorni, organizzati dal Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, che vedono protagonista lo studioso, “directeur d’études” presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi.Si comincia lunedì 25, alle 11, all’Accademia di Belle Arti, con una masterclass dal titolo “Rito, memoria, immagine”, mentre alle 17,30, al Museo Pasqualino, si terrà la presentazione del libro “L’oggetto-persona. Rito memoria immagine”, con la partecipazione di Ignazio Buttitta, Michele Cometa e Rosario Perricone. Martedì 26, alle 16, sarà la volta della “lectio magistralis” di Severi dal titolo “La vita degli oggetti. Itinerario di una ricerca”, che si svolgerà nell’aula multimediale del Dipartimento di Culture e Società dell’Università di Palermo. Infine, mercoledì 27 alle 17,30, la Sala Kounellis di Palazzo Riso ospiterà la presentazione del libro di Rosario Perricone “Oralità dell’immagine”, a cui parteciperanno Carlo Severi e Michele Cometa.Tra gli eventi correlati, l’incontro con Gabriella Airenti sulle basi cognitive dell’antropomorfismo che si terrà mercoledì 27 marzo alle 10 alla Scuola delle Scienze umane dell’Università degli studi di Palermo. Gli incontri, ideati da Rosario Perricone, sono organizzati dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, in collaborazione con il Dipartimento di Culture e Società e i dottorati in Scienze umane e in Studi del patrimonio culturale dell’Università di Palermo; il Dipartimento di comunicazione e Didattica dell’arte dell’Accademia di Belle Arti di Palermo e la Fondazione Ignazio Buttitta.“Ciascuno di noi ha esperienza di una parola virtualmente rivolta ad oggetti inanimati, – si legge nella nota di presentazione degli incontri – ai quali attribuiamo, quasi senza volerlo, una personalità umana. Ma esistono relazioni umane con gli oggetti meno superficiali: è durante le azioni rituali che gli oggetti assumono, in modo più stabile, un certo numero di funzioni proprie degli esseri viventi. Nello spazio del rituale, sotto forma di statuette, immagini dipinte o di feticci, gli oggetti sono naturalmente tenuti a rappresentare degli esseri (spiriti, divinità, antenati) costruiti a immagine umana. Ma quando l’oggetto agisce, o prende la parola, non rappresenta più un essere soprannaturale, lo rimpiazza. Ne restituisce la presenza. Per comprendere la parola rituale bisogna dunque pensare lo statuto della rappresentazione iconica non più a partire dai suoi aspetti formali, ma attraverso l’analisi del suo contesto d’uso. Ed è necessario considerare anche quali trasformazioni l’atto verbale subisce, nelle premesse e negli effetti, quando è attribuito a un artefatto”.