Da Prizzi alle rotte dei cieli: quel pilota pioniere dell’aviazione in Sicilia

Giuseppe De Marco ha dato un contributo importante alla storia dell’aeronautica dell’Isola. Adesso un libro ricorda le sue imprese

di Guido Fiorito

17 Maggio 2021

Tra i temerari sulle macchine volanti di un secolo fa c’era anche un giovane di Prizzi che ha ricoperto un ruolo importante nella nascita dell’aeronautica siciliana. Giuseppe De Marco, questo il suo nome, si innamora dell’aviazione vedendo volare l’aviatore francese Roland Garros sui cieli siciliani. Contro la volontà del padre, decide ventenne di andare a Torino alla scuola di pilotaggio aereo di Antonino Chiribiri dove prende il brevetto di pilota nel 1915. Segue l’abilitazione militare a San Giusto (Pisa) e diventa istruttore. Una vicenda che oggi rivive in un libro scritto da Salvo Di Marco, studioso di storia dell’aviazione. Farmacista da tre generazioni, partendo dal modellismo si è appassionato ai veicoli reali, diventando giornalista di riviste aeronautiche.

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Giuseppe De Marco

È stato il nipote dell’aviatore, stesso nome Giuseppe De Marco, a portare alla luce l’esistenza di questo pioniere dell’aviazione, quando per volare sugli apparecchi di tubi e di tela serviva, oltre la capacità tecnica, grande coraggio. Il nonno aveva raccolto una serie di foto che raccontano tutta la sua carriera di pilota e che ora sono uno dei punti di forza del libro. Durante la prima guerra mondiale, De Marco è impiegato per breve tempo in prima linea. “Fa in tempo – dice Salvo Di Marco – a conoscere Francesco Baracca. Poi si dedica al compito d’istruttore e tra i suoi allievi alcuni, come Silvio Scarioni, si rivelano tra i grandi assi della guerra aerea. Viene tra l’altro, impiegato come pilota per gli esperimenti di telegrafia aerea di Guglielmo Marconi”. Marconi, già premio Nobel, si rivela un compagno di volo affabile: racconta barzellette e De Marco gli fa indossare il suo giubbotto.
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De Marco con uno dei suoi aerei

Il pilota siciliano viene poi destinato al pattugliamento con idrovolanti delle coste siciliane, una parte poco nota della prima guerra mondiale. “I sommergibili tedeschi – spiega lo storico Alessandro Bellomo, che ha collaborato con Di Marco – facevano incursioni sulle coste siciliane per cercare di mettere in difficoltà l’Italia, soprattutto dopo Caporetto. Una pace separata avrebbe permesso alla loro flotta di discendere l’Adriatico e mettere in difficoltà il traffico degli approvvigionamenti inglesi nel Mediterraneo attraverso il canale di Suez. I sottomarini a volte emergevano, tirando cannonate alla costa. Due attacchi furono fatti sulla Chimica Arenella a Palermo e tra Messina e Taormina”.
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L’aviatore in una foto d’epoca

“È una storia che ci sta particolarmente a cuore – dice Fabio Giannilivigni, presidente dell’Aereo Club Palermo, che ha ospitato la presentazione del libro – perché De Marco è stato dopo la guerra uno dei fondatori dell’Aereo Club Sicilia e dell’aeroporto di Boccadifalco, che festeggia i 90 anni di vita. Poco prima si volava qui vicino, nel fondo Marasà”.
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Targa in piazzale De Marco

De Marco, dopo aver sposato una ragazza torinese, si stabilisce in Sicilia lasciando l’esercito in seguito a un incidente aereo.  Nel 1920, durante un volo di collaudo, l’elica si blocca per un bullone difettoso: l’ammaraggio in mare non è facile e nell’impatto si fracassa il naso sui comandi. Dopo la convalescenza, l’esercito gli propone di restare ma a condizione di abbandonare il volo attivo. De Marco preferisce lasciare la divisa pur di continuare a volare, in particolare con un biplano Caudron di sua proprietà. Poi sarà assunto al Comune di Prizzi. Muore nel 1980. A Palermo sono intitolati a De Marco il piazzale principale dell’aeroporto di Boccadifalco e una strada che conduce al campo tenente Onorato, attorno al quale, come ha ribadito il sindaco Leoluca Orlando, nascerà una cittadella dello sport.