◉ AMBIENTE
Era a rischio estinzione, ma adesso è salvo: l’abete superstite delle Madonie è un miracolo della natura
Botanici ed esperti si sono riuniti all’Orto Botanico di Palermo, per tracciare un bilancio sul progetto di tutela dell’Abies Nebrodensis. Le trenta piante recintate e controllate, che si trovano sparse su 74 ettari tra le alte faggete del Parco, si sono assestate in aree rifugio, protette dai ghiaioni, dove è più difficile che arrivino daini e cinghiali
di Maria Laura Crescimanno
1 Dicembre 2023
di Maria Laura Crescimanno
Sua maestà, l’Abete dei Nebrodi, sembra ormai al riparo dal rischio di estinzione. La pianta, esemplare di abete autoctono residuo delle ultime glaciazioni e simbolo del Parco delle Madonie, area che anticamente si faceva coincidere con il territorio montuoso dei Nebrodi, dovrebbe essere ormai fuori pericolo. Resistente ai grandi caldi ma minacciato dal disturbo degli animali selvatici e dall’erosione dei suoli, le trenta piante monitorate e studiate in questi anni, erano le ultime rimaste, dopo che l’intervento dell’uomo nel passato le aveva decimate senza esitazione per fare legname pregiato destinato a chiese e palazzi.
Con cauto ottimismo, dopo circa vent’ anni di lavoro, adesso gli addetti ai lavori tirano un respiro di sollievo. Botanici ed esperti di conservazione della natura si sono riuniti all’Orto Botanico di Palermo, diretto da Rosario Schicchi, per dettagliare le azioni intraprese in questi ultimi anni nell’ambito del progetto Ue Life4fir, coordinato dal Cnr, con partner l’assessorato regionale dell’Agricoltura della Regione Sicilia, il Parco delle Madonie ed il dipartimento di Scienze Agrarie di Unipa.
Life4fir è il secondo intervento che dal 2005 si è occupato di proteggere questo albero meraviglioso che vive nei valloni rocciosi delle alte Madonie sin dalla notte dei tempi, dove è conosciuto dagli anziani come “arvulu cruci cruci” per la tipica forma a croce degli aghi. L’Abies è stato oggetto di azioni di monitoraggio, conservazione, impollinazione e riforestazione, che hanno dato risultati più che positivi. Adesso, da maggio 2022 si guarda a riforestare almeno altre dieci zone delle alte Madonie, con l’utilizzo di cinquemila piantine controllate e realizzate in vivaio, per aumentare e salvaguardare il patrimonio genetico della specie.
Sin dagli anni ’90 del secolo scorso, l’Abies, già individuato come specie autoctona dai botanici siciliani di fine ‘800 e inizi ‘900, era dato per spacciato, inserito tra le 50 specie vegetali più minacciate del Mediterraneo, poi con la nascita del Parco delle Madonie e con gli strumenti di tutela attivati, si è riusciti ad invertire la tendenza negativa. Le trenta piante recintate e controllate, che si trovano sparse su 74 ettari tra le alte faggete della zona A del Parco, si sono assestate in aree rifugio, protette dai ghiaioni, dove è più arduo che arrivino i daini e i cinghiali, che sono comunque i principali e attuali nemici.
“A garantire la conservazione degli esemplari di Abies, si è provveduto in situ, cioè nell’habitat boschivo delle alte Madonie, con recinzioni e protezioni alte sino a 2 metri e con video sorveglianza – spiega il responsabile del progetto Life, Roberto Danti del Cnr Toscana – per proteggere la rivegetazione naturale dagli animali selvatici. All’interno del progetto, grazie a strategie innovative ed al lavoro di creazione di una banca del seme e di una crio-banca, con sede a Polizzi, si potrà in futuro salvare comunque il patrimonio genetico in caso di estreme calamità, come gli incendi”.
“La storia dell’ Abies nebrodensis ci insegna quanto sia importante salvare la biodiversità ambientale – prosegue l’esperto – per non andare incontro a degrado e perdita di vita degli ecosistemi naturali, una tendenza che indebolisce tutta la comunità montana. L’esperienza di conservazione maturata con l’Abies sulle Madonie – conclude – costituisce una buona pratica da esportare in altre aree del Mediterraneo dove la natura è sottoposta a continui rischi di impoverimento delle specie vegetali”.