◉ AMBIENTE
Fanno festa le prime riserve naturali siciliane: 40 anni di natura protetta
Dallo Zingaro a Vendicari il sistema delle aree regionali sottoposte a tutela ambientale traccia un bilancio di quanto fatto finora, ma si proietta anche nel futuro. Tra i programmi, la realizzazione definitiva del Parco dei Monti Sicani e un migliore coordinamento tra gli enti gestori, che comprendono associazioni naturalistiche ed ex province
di Guido Fiorito
18 Marzo 2024
La Sicilia festeggia le sue prime aree protette, che compiono quarant’anni. Tutto inizia il 18 maggio 1980, quando allo Zingaro, una marcia di ecologisti ferma il progetto di una strada asfaltata tra Castellammare e San Vito Lo Capo che avrebbe rovinato una delle ultime zone costiere siciliane di natura selvaggia e incontaminata. Un anno dopo esatto, una legge regionale istituisce la riserva dello Zingaro e annuncia altre 16 riserve che vengono realizzate nel 1984, a partire dal 14 marzo. Oggi il sistema delle aree protette siciliane copre quasi il venti per cento del territorio siciliano: quattro parchi regionali (Etna, Madonie, Alcantara, Nebrodi), un parco nazionale (Pantelleria), due geoparchi Unesco (Madonie e Rocca di Cerere), sette aree marine protette (Ustica, isole dei Ciclopi, Pelagie, Capo Gallo-Isola delle Femmine, Plemmirio, Egadi e Capo Milazzo), 75 riserve, 245 siti di Natura 2000 ovvero di interesse comunitario europeo. Un’occasione per festeggiare ma anche per migliorare e crescere.
Il programma prevede iniziative in queste prime riserve, che vanno, oltre lo Zingaro, da Vendicari e le foci dei fiumi Belice, Platani e Irminio fino all’oasi del Simeto, da Cavagrande del Cassibile al fiume Ciane, dallo Stagnone alla Timpa (Acireale), dal monte Quacella e alla faggeta Madonia (Madonie) fino al bosco di Alcamo, dalle Montagne dei Felci e dei Porri (Salina) all’area di deposizione delle uova delle tartarughe marine a Lampedusa, dal monte Soro al lago Trearie (Nebrodi) fino alla riserva del Pino d’Aleppo (Vittoria).
Il via è stato dato a Vendicari. “Quando questa riserva è nata, occorreva tutelare l’ambiente dagli abusi edilizi, dal cemento e anche dall’industria – ha detto Elena Pagana, assessore regionale del Territorio e dell’Ambiente -. Oggi, invece, bisogna agire sotto tanti altri punti di vista in modo da salvaguardare la splendida biodiversità siciliana”. Per Vendicari c’era il progetto, evitato dalla legge di protezione, di istallare una raffineria petrolifera.
In questi giorni viene presentato il primo catalogo della Regione rivolto alle scuole di tutta Italia per fare vacanze di studio di tre-quatto giorni nelle aree protette siciliane. Le lezioni all’aperto in aule verdi. Prevede cinque itinerari: parco delle Madonie; riserve di Palermo (monte Pellegrino, Capo Gallo, grotta Molara e grotta Conza); il gran tour delle aree carsiche della zona gessoso-zolfifera; Acqua, pietra e mito; osservazione dell’avifauna nelle zone umide della Sicilia sud-orientale. Si unisce al catalogo di proposte di educazione ambientale per le scuole siciliane, con decine di schede per visite-lezione giornaliere.
“Non si può più tornare indietro – dice Francesco Picciotto, che dirige la sezione aree naturali protette della Regione -, nel passato vi sono state nella politica tentazioni per abbassare le tutele ma adesso siamo in una fase diversa: bisogna fare sistema e valorizzare di più la nostra natura. C’è un obiettivo dell’Unione Europea per estendere la quota del territorio protetto del trenta per cento entro il 2030. Un obiettivo significativo. Quindi lavoriamo per aggiungere nuove aree protette, per integrare quelle esistenti”.
Tra i programmi la realizzazione definitiva del Parco dei Monti Sicani già bocciata dal Tribunale amministrativo regionale, per ragioni tecniche che all’assessorato dicono adesso di avere risolto. Più di metà dei siti di Natura 2000, nati per la salvaguardia della biodiversità animale e vegetale, sono esterni o vicini alle riserve e, pur già per certi versi protetti, sono in gran parte poco conosciuti. L’elenco contiene un gran numero di boschi, di monti, pizzi e rocche; alti corsi di fiumi, valloni e torrenti; capi, cave, fondali di mare, laghi. Nel sito dell’Osservatorio Regionale Biodiversità Siciliana (Orbs) c’è un mondo di bellezza che attende di essere valorizzato.
La Regione punta a potenziare l’immagine del patrimonio naturale, formando un sistema delle aree protette, sul modello di quello dei Beni culturali, dotato di un proprio logo. Tra gli obiettivi un migliore coordinamento tra gli enti gestori, che comprendono associazioni naturalistiche ed ex province. “Servirà anche a estendere le buone pratiche – dice Picciotto -. Per esempio quelle di Vendicari e Lampedusa che sono riuscite a disciplinare gli ingressi a mare, quando in estate la pressione dei bagnati è enorme, in modo da offrire servizi agli utenti senza danneggiare la natura. Dopo anni di tagli, servono risorse economiche per sostenere gli enti gestori. Per esempio, la riserva di monte Pellegrino è gestita dai Rangers d’Italia con un direttore e tre unità, troppo pochi nonostante il loro grande impegno per un’area vasta”.
Il problema principali è quello degli incendi. “Un incubo – dice Francesco Picciotto -, soltanto da poco le aree protette sono state inserite nel servizio antincendio regionale e continuamente le fiamme attentano al nostro patrimonio naturale. Ci vorrebbe più sorveglianza, ad esempio, c’è un boom del trekking e un coordinamento con le guide ambientali può aiutare a monitorare lo stato di alcune aree”.