Gli incassi dei parchi archeologici siciliani saranno distribuiti anche ai Comuni

Le amministrazioni, dopo aver siglato convenzioni, potranno incassare il 15 per cento dei proventi ottenuti dalla vendita dei biglietti per potenziare i servizi di viabilità, sicurezza, decoro urbano, raccolta e smaltimento dei rifiuti

di Redazione

28 Giugno 2023

Sinergia tra i parchi archeologici siciliani e i Comuni. Una parte del ricavato degli incassi provenienti dai biglietti d’ingresso, sarà distribuito ai Comuni che ricadono nei rispettivi territori. Lo ha deciso l’Assemblea regionale siciliana approvando un emendamento che accoglie, seppure in parte, le proposte del sindaco di Taormina e deputato regionale Cateno De Luca.

Teatro di Morgantina

La norma – spiegano dalla Regione – ha lo scopo di far partecipare i Parchi alla spesa sostenuta dai Comuni per il potenziamento dei servizi di viabilità, sicurezza, decoro urbano, raccolta e smaltimento dei rifiuti, in ragione della pressione turistica generata dall’attrattività dei luoghi di cultura. Nell’emendamento predisposto da Palazzo d’Orleans e votato dall’Aula, comunque, è stata inserita anche la possibilità che i Comuni, dei territori nei quali ricadono i parchi archeologici, possano usufruire dei siti per un massimo di cinque giorni al mese.I Comuni, dopo aver siglato convenzioni, potranno incassare il 15 per cento dei proventi ottenuti dallo sbigliettamento ordinario. Sono così esclusi i grandi eventi organizzati dai privati. Le amministrazioni non potranno incassare più di 600mila euro all’anno.

Tempio della Vittoria a Himera (foto Clemensfranz, Wikipedia, licenza CC BY 2.5)

“Una disposizione – sottolinea il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani – il cui impianto normativo è stato fortemente voluto dal governo, che, invece, come diversamente ipotizzato ha ritenuto di non ‘tassare’ gli imprenditori con una quota del 20 per cento per gli incassi relativi agli eventi organizzati all’interno dei siti archeologici. Una posizione non condivisibile, sia perché avrebbe causato molto probabilmente un trasferimento del costo sull’utente finale, il cittadino, sia perché non si può chiedere al privato di accollarsi il rischio di impresa, se lo sbigliettamento dello spettacolo va male, e tassarlo alla fonte, invece, se va bene. È un principio che stride con chi ha una concezione economica liberista”.