I fantasmi della guerra diventano arte

Il pittore e musicista Nunzio Scibilia ha lavorato su vecchi documenti militari trovati in strada, dando un volto a chi, morto durante i conflitti mondiali, ha lasciato pensioni e vitalizi alle famiglie. Adesso tutto sarà esposto in una mostra a Palermo

di Laura Grimaldi

5 Ottobre 2018

La signora Angelina Sala, vedova della Grande Guerra, ha ricevuto per anni la pensione per l’unico figlio maschio, Francesco, morto nel secondo conflitto mondiale. Un vitalizio è stato corrisposto sino alla maggiore età dei tre figli piccoli, e già orfani di madre, del signor Antonio Campagnoli, ucciso in battaglia. Sta tutto scritto lì, su vecchie schede d’archivio trovate per caso e salvate da sicura distruzione da Nunzio Scibilia, palermitano, pittore, musicista e docente di Direzione di coro al Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Milano.Documenti del Ministero delle Finanze utilizzati in passato per la contabilità di pensioni di guerra destinate a militari decorati o soldati feriti, oltre a vitalizi rateizzati nei mesi e negli anni destinati alle madri, alle vedove e agli orfani dei caduti. Fogli sbiaditi dal tempo pieni di nomi, numeri arabi, cifre romane, dati anagrafici e biografici, timbri e tratti di penna con inchiostro nero, rosso e blu. Frammenti di storia italiana, nel periodo tra le due guerre mondiali, incluse le campagne d’Africa.Con uno straordinario artificio artistico, Nunzio Scibilia, in arte Realto, ha dato un volto, e forse anche un’anima, a quei documenti del passato abbandonati su un marciapiede di Milano. “Sono loro che hanno trovato me – dice – . Uomini, tutti uomini ovviamente, militari, soldati volontari o meno, della cui assenza in famiglia è rimasta l’algebra della pensione o della decorazione”. width=E “Algebra dell’assenza – Erme” è il titolo delle due esposizioni inserite nel programma di Palermo Capitale italiana della Cultura 2018 e ospitate dal 12 ottobre al 28 ottobre a Palermo nella Cripta di Santa Maria del Piliere (piazzetta degli Angelini 1 – via Bara All’Olivella) e nella Cripta di Santa Maria dell’Itria dei Cocchieri (via Alloro 133).Quella notte di quasi vent’anni fa, Nunzio Scibilia non poteva certo immaginare cosa potessero contenere i tanti scatoloni lasciati accanto a un cassonetto. Incuriosito, fermò la sua auto e in tutta fretta afferrò alcuni di quei cartoncini “d’antico colore”, bianco ingiallito, rosa, beige. Ne lesse il contenuto più tardi a casa e ne fu colpito a tal punto da ritornare in strada per raccogliere le altre schede. Ma non c’erano più e oggi si rammarica di non averle salvate tutte quelle “vite perse nella nebbia della storia umana segnata dalla logica della sopraffazione”.Lungi dal cercare di ricostruire in modo documentale i volti che corrispondevano a quelle identità del passato, ha cominciato invece a cercare dei visi da ritrarre sopra quei vecchi documenti tra le persone che incontrava e metteva a parte del suo progetto artistico “così che nell’artificio pittorico si realizzasse una forma di empatia”.I volti “così espressivi di sofferenze universali” emergono dai fogli come in trasparenza al di sotto dei segni e delle scritte originali visibili sulle schede e volutamente lasciati in evidenza. Con i loro sguardi evanescenti sembrano voler incrociare gli sguardi dei visitatori, “interrogarli smarriti sull’inutilità della guerra” e raccontare la loro storia “contro l’amnesia socioculturale della nostra epoca oberata da informazioni e immagini che dimentica tutto troppo in fretta”, scrive la critica d’arte Jacqueline Ceresoli nella prefazione alla mostra. width=L’installazione multimediale che sarà inaugurata il 12 ottobre alle 18 nella Cripta di Santa Maria del Piliere, comprende una selezione di venti schede e ritratti poggiate su piedistalli invisibili, rivisitazione delle antiche erme (ingresso gratuito da martedì a venerdì dalle 16.30 alle 19.30, sabato e domenica dalle 10 alle 19.30).Alcune di queste opere, rielaborate digitalmente su grandi fogli verticali, quasi dei sudari, sono esposte in una installazione site specific nella Cripta di Santa Maria dell’Itria dei Cocchieri (ingresso 3 euro da lunedì a sabato 9 – 13 e 15 -18, domenica 15 – 19).Dialoga con le immagini una composizione musicale dello stesso artista Hab vor Mißgeschick keine Angst (“Non aver paura della sventura”) che prende spunto da una frase contenuta in una lettera scritta dal prigioniero di un campo di concentramento. L’uomo, prima di morire si rivolge alla figlia e, nonostante la sua disperata condizione, le consegna, con questa frase, un commovente lascito di speranza.