Il circolo dei diciotto aristocratici

Il circolo di conversazione di Ragusa Ibla è stato realizzato nel 1830 da diciotto soci delle più importanti famiglie nobili della città. Ancora adesso è di loro proprietà e riservato ai loro discendenti

di Amministratore

1 Luglio 2018

Quando il commissario Montalbano interrompe – con grande disappunto dell’interessato – la partita a carte del medico legale Pasquano ne “L’odore della notte”, “viola” l’ingresso del Circolo di conversazione di Ragusa Ibla, luogo esclusivo utilizzato dall’aristocrazia iblea per tessere rapporti sociali e riscoprire l’esercizio del tempo libero sul modello ottocentesco dei club britannici. Affacciato sul corso principale, su uno degli angoli di piazza Duomo, Il circolo è stato realizzato da 18 soci fondatori delle più importanti famiglie di Ibla. Al suo interno, una volta varcato l’ingresso e superato lo stupore per gli arredi originali, le specchiere dorate, i divani e i tendaggi di damasco rosso, i soffitti affrescati e i sontuosi lampadari del salone del feste, si può scorrere ancora il documento originale del 12 ottobre 1830 che riporta la quota individuale (in onze) versata dai baroni Francesco Arezzo di Donnafugata o Carmelo Arezzo di Trefiletti, dai nobili Pasquale Di Quattro,dal cavaliere Giuseppe Arezzi o da Vincenzo Arestia La Rocca, tra i 18 fondatori. Oggi il circolo di conversazione, noto anche come “caffè dei cavalieri” conta in tutto 235 soci, tra effettivi (cioè discendenti dei soci fondatori) e frequentatori, iscritti successivamente. L’ingresso alle donne è stato concesso nel 1974, e lo status di socio effettivo si trasmette alla moglie soltanto quando il consorte ha maturato 10 anni di iscrizione. A guardare la facciata in stile neoclassico, con lo stemma cittadino dell’aquila ragusana e l’inno alle arti e alle scienze nel soffitto affrescato dal ragusano Tino Del Campo con agli angoli i 4 medaglioni con Dante, Galileo, Michelangelo e Vincenzo Bellini, verrebbe da dire che vale la pena aspettare. Fondato nel 1838 (con l’ingresso ristretto a un massimo di 90 soci, dopo i moti del 1820-21), chiuso, come tutti i circoli, dal regime fascista nel 1939 e riaperto l’anno successivo, è uno dei rari edifici siciliani costruiti ad hoc. Oltre a una splendida sala da gioco dove ogni venerdi le socie ragusane si sfidano a burraco, e a serate di tango, spettacoli, cene ed eventi, ospita un giardino interno dove, tra palme, agrumi e varietà locali c’è ancora una storica “ghiacciaia”. Si chiama ‘a nivera, “Qui si stipava la neve mista a paglia e sale portata dal Monte Lauro, il più alto dei Monti Iblei, intorno a gennaio- febbraio – spiega Michelangelo Arezzo, attuale presidente del circolo che si è preso cura di questo scrigno – fino all’arrivo dei moderni refrigeratori le bibite stavano al fresco cosi”. Per questo insegnante nato a Milano, “a un numero civico di distanza da Manzoni, in via Statuto”, tornato in Sicilia con la famiglia dopo la guerra, refrattario alle cariche ma eletto all’unanimità per la seconda volta presidente, la rinascita del circolo è una “sfida quotidiana, fatta umilmente con l’aiuto dei soci”.