Il Politeama Garibaldi e l’ultimo sipario di Totò
Tra le tante storie legate al monumento c'è quella del principe Antonio De Curtis che lì interruppe la sua carriera teatrale
di Emanuele Drago
30 Agosto 2019
Una delle caratteristiche che non passa inosservata ai turisti che vengono in visita a Palermo, è la presenza, a cosi breve distanza, di due teatri così suggestivi e imponenti quali sono il Teatro Massimo e il Politeama Garibaldi. In riferimento a quest’ultimo, sarà bene ricordarne la storia. Inaugurato il 7 giugno del 1874 con “I Capuleti e i Montecchi” di Vincenzo Bellini, venne progettato all’architetto napoletano Damiani Almeyda, rifacendosi allo stile pompeiano, seppur inizialmente ancora privo di copertura.
Il termine Politeama – dal greco polys theama, che indica un luogo in cui si svolgono molti spettacoli di varia maniera – già indica il fatto che, contrariamente al Teatro Massimo, esso fosse stato concepito affinché potesse svolgere una vera e propria funzione sociale. In buona sostanza, si trattava di un teatro del popolo, ovvero un luogo in cui la borghesia avrebbe potuto potuto assistere, dentro la grande sala a ferro di cavallo che poteva contenere fino a cinquemila spettatori, ad una varietà di manifestazioni che andavano dalle manifestazioni circensi, di danza, di musica, per arrivare finanche allo svolgimento di importanti incontri di boxe. A confermare ciò, v’era il fatto che inizialmente fosse stato progettato privo di copertura.Lo stile pompeiano, i cui colonnati semicircolari alludono al Colosseo (unico e raro esempio insieme al Semperoper di Dresda) è ulteriormente arricchito, oltre che a una sorta di arco di trionfo centrale, all’imponente copertura realizzata dalla Fonderia Oretea, considerata già allora un’opera assolutamente innovativa. Ma è indubbio che alla base del grande fascino di questo monumento (che tuttavia avrebbe bisogno di un pronto e vivace restyling, almeno all’esterno) vi sia soprattutto la grande quadriga bronzea con al centro gli dei della musica Apollo e della lirica Euterpe, opera realizzata da Mario Rutelli, con accanto agli altri due sontuosi cavalli realizzati Benedetto Civiletti. Sembra che questa quadriga attrasse così tanti curiosi e palermitani, che prima di venire collocata sopra l’arco, rimase circa un mese al centro della piazza per essere ammirata.