Il segretissimo bunker antiatomico di Palermo
Negli anni della guerra fredda anche nel capoluogo siciliano qualcuno pensò di costruire rifugi blindati. Oggi con il conflitto tra Russia e Ucraina si torna a parlare di questi spazi di sopravvivenza
di Giulio Giallombardo
26 Febbraio 2022
Gli scenari da guerra fredda che sembravano sepolti tra i meandri del secolo scorso, tornano a fare paura. Lo spettro che si aggira per l’Europa non è più quello di una volta, ma i venti che soffiano da Est sferzano forti in tutto l’Occidente. Mentre la polveriera tra Russia e Ucraina è deflagrata, il resto del mondo si chiede come finirà. E ritorna dal passato l’incubo di una terza guerra mondiale che nessuno sembra volere, ma neanche del tutto escludere.
Così, nella Sicilia avamposto della Nato, possono purtroppo tornare utili i bunker antiatomici. Come quelli che qualcuno, più di trent’anni fa, si fece costruire per timore di un attacco nucleare. È certo che almeno un rifugio blindato contro la minaccia radioattiva sia stato costruito a Palermo intorno al 1990, anche se i bunker potrebbero essere di più. Lo conferma a Le Vie dei Tesori il geologo Pietro Todaro, che conosce a memoria il sottosuolo della città. “Feci da consulente per la realizzazione del bunker, costruito sul modello dei rifugi svizzeri, sfruttando l’esperienza del progettista”, racconta Todaro, che dedicò a questo tipo di costruzione anche un breve capitolo della sua “Guida di Palermo sotterranea” pubblicata nel 2002. Ma se è certo che almeno un bunker sia presente a Palermo, la discrezione è massima su dove si trovi esattamente.“Durante il periodo della guerra fredda, – scrive Todaro – sembra che a Palermo sia stato realizzato qualche bunker antiatomico dove potersi rifugiare nel caso di una offesa atomica proveniente dall’Est. La progettazione di tali manufatti comportava la conoscenza di alcune caratteristiche geologiche del terreno entro cui il bunker si andava a inserire e tra queste la compattezza e le condizioni idrologiche al contorno”.E la calcarenite palermitana, per la sua natura geologica, ben si presta a questi rifugi sotterranei. “È compatta e ha naturalmente una buona densità di assorbimento per eventuali radiazioni – spiega il geologo – , dunque oltre alla protezione data dal muro artificiale che deve essere spesso almeno un metro, rivestito da una lamina di piombo, una buona schermatura avviene già in natura. Sono strutture che devono avere certe caratteristiche, profonde almeno 4-5 metri, con sistemi di areazione molto particolari”.Nonostante quelli privati restino top secret – per ovvie ragioni – la corsa ai rifugi antiatomici è stata intensa anche in tempi più recenti, ben oltre la guerra fredda. Dalle profezie dei Maya del 2012 alla pandemia dei nostri giorni, è cresciuta la richiesta di rifugi. “Il bunker dà sicurezza psicologica – spiega all’Ansa Giulio Cavicchioli, proprietario della Minus Energie, un’azienda specializzata nella realizzazione di bunker ‘Nbc’, sigla che sta per Nucleari batteriologici e chimici – . I timori sono i disastri di natura chimica, quindi incidenti nucleari o pandemie. I clienti non sono persone molto facoltose, la gente ricca non ha queste paure e spesso dispone di jet o elicotteri che per loro costituiscono già una valida via di fuga”.Così, a fronte di una spesa che può partire dai 30mila euro, anche piccoli imprenditori, commercianti e professionisti, possono permettersi un rifugio privato. Anche se – ricorda Lorenzo Attianese sul magazine dell’Ansa – “in Italia, costruirsi un rifugio antiatomico non è previsto dai piani regolatori. Perciò queste strutture, nonostante abbiano porte blindate e quei parametri previsti dalla sigla ‘Nbc’ vengono dichiarate come cantine”.(Nella prima foto, l’ingresso di un bunker – foto Ilagam, Pixabay)