Incendio distrugge la chiesa di Santa Maria di Gesù, salvate le reliquie di San Benedetto il Moro
Gli incendi che stanno mettendo in ginocchio Palermo hanno raggiunto anche il convento alle porte della città, dove si trovavano i resti del co-patrono, in parte recuperati. Frati e volontari avevano lanciato l’allarme diffondendo un disperato appello sulla pagina ufficiale del complesso monumentale
di Giulio Giallombardo
25 Luglio 2023
Palermo brucia sotto gli occhi del suo patrono San Benedetto il Moro. Neanche il convento quattrocentesco di Santa Maria di Gesù, dove erano custodite le spoglie del santo nero, che lì visse gli ultimi anni della sua vita da eremita, sono sfuggite alle fiamme che stanno mettendo in ginocchio la città (ve ne abbiamo parlato qui). L’incendio sulla montagna che sovrasta il convento, alimentato dal forte vento di scirocco, ha raggiunto la chiesa, ma fortunatamente almeno parte delle reliquie del santo sono state salvate.
Frati e volontari hanno lanciato l’allarme diffondendo un disperato appello sulla pagina ufficiale del convento, attraverso un video in cui si vedono chiaramente le fiamme provenire dalla chiesa: “Vi prego, sta prendendo fuoco la chiesa, portate idranti, pompe lunghe metri e metri, acqua, qualsiasi cosa”, grida una volontaria.“L’incendio era già in uno stato avanzato, ma siamo riusciti a portare in salvo almeno una parte delle reliquie del santo – dice alle Vie dei Tesori, fra Carmelo Iabichella, parroco di Santa Maria di Gesù – . Purtroppo abbiamo perso il tetto della chiesa e tutto quello che c’era all’interno. Siamo riusciti a recuperare parte delle reliquie, abbattendo la parete esterna della nicchia”. Sul posto i vigili del fuoco e le forze dell’ordine sono al lavoro per salvare quanto possibile e fare la conta dei danni.Le reliquie del santo nero co-patrono di Palermo, si trovavano in una grande urna all’interno della chiesa, ricca di opere d’arte. Accanto al convento, sorge il cimitero più antico della città, che risale al 1426, ricco di tombe nobiliari, tra cui quella dei Florio, con le tombe di Vincenzo, Ignazio e donna Franca; di Enrico Albanese, medico di Garibaldi; di Luigi Mercantini e dell’archeologo Antonino Salinas. E ospita anche la memoria contemporanea, attraverso le tombe delle vittime di mafia: dalla cappella di Paolo Borsellino (che ospita anche Rita) a quella di Nino Agostino, fino all’ex sindaco Giuseppe Insalaco.Sovrasta il complesso monumentale una piccola cappella dove sorge il cipresso di San Benedetto, con il suo maestoso tronco di oltre cinquecento anni di vita. Leggenda vuole, sia stato piantato dallo stesso santo moro conficcando un bastone tra le rocce.