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Perdersi in una città
Non sapersi orientare in una città non vuol dir molto.
di Amministratore
30 Luglio 2018
“Non sapersi orientare in una città non vuol dir molto. Ma smarrirsi in essa come ci si smarrisce in una foresta, è una cosa tutta da imparare. (…) Tardi ho appreso quest’arte; essa ha coronato il sogno, i primi segni del quale furono i labirinti che arabescavano le carte assorbenti dei miei quaderni”.Questo il folgorante incipit degli scritti di Walter Benjamin dedicati a Berlino, raccolti sotto il titolo appunto di Infanzia Berlinese. Ho letto questo libro a vent’anni. Sono certo che l’incontro con questo scrittore/filosofo/umanista d’altri tempi e raffinatissimo flâneur ha fortemente segnato la mia vita intellettuale.È forse per questo che provo un grande piacere nell’esplorare, in qualsiasi città io mi trovi, quartieri, strade, stradine, vie e vicoletti a me sconosciuti.Pur avendo un discreto senso dell’orientamento ed amando le guide e le rappresentazioni cartografiche delle città, grande è la voluttà che provo nel perdere il senso dell’orientamento e nel passeggiare lentamente scoprendo nuovi luoghi.A Palermo invece mi sposto su traiettorie amiche e conosciute, approfittando della consuetudine, affronto passeggiate urbane ad orari spesso improponibili traendone grande piacere fisico ed intellettuale. E non manca la sorpresa della scoperta. Pochi giorni fa perdendomi tra le vie del mercato del Capo ho scoperto, e lo dico con un po’ di rossore, piazza sant’Anna al Capo.Una piazza – terrazza che, affacciandosi sulla cattedrale, ne offre la visione da una prospettiva inaspettata.