Se il mare siciliano dice no alla plastica

Da oggi Lampedusa ha messo al bando i materiali monouso non biodegradabili, ma altre città come Noto e Avola hanno aderito. Una scelta di salvaguardia del territorio che ha trovato un fronte comune nelle associazioni ambientaliste

di Antonella Lombardi

1 Settembre 2018

Liberarsi dall’abbraccio soffocante della plastica: sembra impossibile, eppure in Sicilia c’è chi ha già aderito per salvare il nostro mare. Lampedusa, ad esempio, dove proprio da oggi la plastica sarà bandita dall’isola scelta dalle tartarughe “Caretta caretta” per deporre le proprie uova, una specie marina che ha rischiato più volte la propria esistenza, ingerendo per sbaglio sacchetti di plastica abbandonati scambiati per prede.Secondo un’ordinanza del sindaco di Lampedusa che risale al 2 luglio scorso, infatti, ogni stoviglia monouso dovrà essere sostituita da quelle biodegradabili, e stessa sorte toccherà alle buste della spesa di plastica, da rimpiazzare con quelle in carta o tessuto. Già da qualche giorno i principali supermercati e alcuni esercenti dell’isola hanno aderito, dichiarando di aver tolto dai propri scaffali le plastiche monouso destinate ora al riciclo. Per il sindaco Martello questa “è una data storica che avvia un nuovo percorso di tutela dell’ambiente e dei nostri mari”, un’iniziativa che ha visto collaborare insieme all’amministrazione comunale di Lampedusa e Linosa anche l’Area Marina Protetta Isole Pelagie, Legambiente, e la Federazione italiana salvamento acquatico (Fisa).  width=Ma l’appello a liberarsi di un materiale tanto nocivo per la salvaguardia e la tutela del nostro territorio sta facendo presa anche in altre zone della Sicilia: a Noto ed Avola con un’ordinanza comunale entrata in vigore già il 1 agosto è stata vietata la distribuzione al pubblico di posate, piatti, cannucce, bicchieri, sacchetti e contenitori monouso non biodegradabili nel corso di sagre e feste pubbliche, e da gennaio 2019 la stessa ordinanza avrà valore anche per le attività commerciali, artigianali e di somministrazione di alimenti e bevande. Un risultato che il sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, sostiene di aver intrapreso dopo aver constatato lo stato di salute del mare emerso dalle analisi di Goletta Verde. In questa battaglia, infatti, le associazioni ambientaliste hanno scelto di fare fronte comune: Goletta Verde di Legambiente con la campagna “Usa e getta no grazie” ha chiesto che il nostro Paese si attivi contri i rifiuti in mare, anticipando la direttiva europea sulla messa al bando delle stoviglie di plastica e monouso “che sono 4 a ogni passo, 620 ogni 100 metri in spiaggia. Inoltre, più della metà delle buste di plastica in circolazione sono ancora illegali, non compostabili e non biodegradabili. Una trappola mortale per le specie marine”, dicono dall’associazione.Non a caso, l’immagine del cavalluccio marino aggrappato a un cotton fioc come se fosse una zattera aveva fatto arrivare lo scatto di Justin Hofman tra i finalisti al contest Wildlife Photographer of the Year 2017, denunciando l’invadenza delle plastiche in mare.La petizione del Wwf per rendere “plasticfree” i mari d’Italia ha superato in pochi giorni le 14mila firme, e l’associazione, che chiede la messa al bando dei materiali monouso in plastica, fa presente che nel mar Mediterraneo sono 134 le specie vittime di ingestione da plastica, tra cui tutte le specie di tartaruga marina, dato che nel “mare Nostrum” il 95% dei rifiuti è proprio composto dall’indistruttibile plastica. Sulla stessa lunghezza Marevivo, che con la campagna #Ecocannucce, ha ottenuto adesioni massicce da parte di stabilimenti, discoteche, esercenti, anche nelle Eolie: “Ci vogliono 500 anni a smaltirle”. E solo a Panarea ne sono state già eliminate 20.000.