Quella pittrice giapponese innamorata di Palermo

Restaurate le opere di O’Tama Kiyohara, l'artista che creò un ponte tra oriente e occidente e a cui adesso è dedicata una mostra a Palazzo Reale

di Antonio Schembri

28 Novembre 2019

Nella gestione dei beni culturali siciliani, la parola d’ordine è “sinergie”. Sia quelle tecnico-operative, sia quelle legate alla comunicazione del patrimonio artistico, architettonico e ambientale dell’isola più grande e culturalmente più variegata del Mediterraneo. Alcune di queste sono in corso da mesi e sono ormai pronte a esporre i loro risultati in seno a importanti eventi prossimi venturi.

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O’Tama Kiyohara a Palermo (1882-1883 circa)

Come la retrospettiva su O’Tama Kiyohara, l’artista giapponese vissuta a Palermo dal 1882 al 1933: una mostra che, dal 7 dicembre fino al 6 aprile 2020, arricchirà il percorso turistico del complesso monumentale di Palazzo Reale e il cui allestimento vive in questi giorni i suoi step conclusivi. Un’operazione concepita dalla storica dell’arte Maria Antonietta Spadaro, già curatrice di una mostra dedicata alla pittrice di Tokyo e al giapponismo tenutasi due anni fa a Palazzo Sant’Elia e gestita dalla Fondazione Federico II, organo culturale dell’Assemblea Regionale Siciliana, con cui si punta a restituire a Palermo la storia di una grande pittrice, diventata palermitana a tutti gli effetti, che nel mezzo secolo di vita trascorso a fianco del marito, lo scultore Vincenzo Ragusa, portò una ventata di rinnovamento nell’arte siciliana, combinando il grafismo tipico della tradizione nipponica al naturalismo occidentale.
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La locandina della mostra

A caratterizzare il “dietro le quinte” di questo atteso momento culturale, che narra la fantastica storia d’arte e di amore di O’Tama, conosciuta anche col nome di Eleonora Ragusa, c’è la convenzione tra il Centro regionale per il restauro e l’istituto “Vincenzo Ragusa e Otama Kiyoara”, il più antico liceo artistico di Palermo (fondato nel 1882 dallo scultore). Una collaborazione che – spiega la preside Giuseppina Attinasi“ha riguardato il ripristino di acquarelli, corredi, ceramiche, cartoni e tessuti creati dall’artista nipponica o a lei attribuiti, parte della cui collezione è custodita proprio nella scuola”. Gli studenti dell’istituto sono stati coinvolti nella preparazione dei pannelli biografici dell’artista mentre la delicata operazione di recupero dei campionari dei tessuti è stata svolta dal Centro per il restauro in tandem con gli allievi del tirocinio in Conservazione e restauro dei beni culturali della facoltà di Magistero dell’ateneo palermitano.
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Ventagli

Questa attività finalizzata alla mostra di dicembre si inquadra nel protocollo d’intesa che il Centro regionale per il restauro ha recentemente stipulato con la Fondazione Federico II. “Abbiamo anzitutto svolto un’accurata documentazione, sia preliminare che successiva al recupero dei reperti di O’Tama, soprattutto per quanto riguarda le ceramiche – precisa Stefano Biondo, direttore del Centro per il restauro – . Per quanto riguarda i tessuti, una piccola parte arriva anche da Roma: in particolare dal museo etnografico Luigi Pigorini dove è esposta una ricca collezione di reperti giapponesi, tra cui diverse opere di O’Tama Kiyohara. Tra quelle che si potranno ammirare a Palazzo Reale, un favoloso kimono decorato”.
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Vaso di vimini

Un’appassionante ponte culturale tra oriente e occidente che poggia sulla vicenda dell’artista originaria di Tokyo che a Palermo vive e crea fino alla morte del marito, per poi rientrare in patria con la lingua madre ormai claudicante, dove viene però accolta come una celebrità perché nel frattempo la stampa nipponica la aveva scoperta e fatta conoscere ai lettori. Proprio nella “terra del sole nascente” avviene il suo incontro fatale con Vincenzo Ragusa. Lo scultore palermitano, che tra l’altro partecipò alla spedizione dei Mille, arriva in Giappone nel 1876, fresco di diploma ad honorem all’Accademia di Brera.A chiamarlo è il conte e diplomatico bresciano Alessandro Fé d’Ostiani, al quale l’Imperatore Mutsuhito aveva chiesto di selezionare un artista italiano per far conoscere l’arte europea in Giappone, fino a quel periodo paese rimasto culturalmente isolato da tre secoli. Ragusa nota la giovane O’Tama e, accorgendosi delle sue potenzialità, la aiuta avviandola alla pittura realistica. È l’inizio di una vicenda destinata a arricchire la cultura italiana a partire da Palermo.(La foto grande in alto è di Chiara Ferrara, da Wikipedia)