Ripartono gli scavi archeologici in Sicilia

Dopo dieci anni, la Regione ha finanziato otto cantieri per opere di restauro, consolidamento e messa in sicurezza, con nuovi percorsi di visita

di Marco Russo

28 Gennaio 2019

Tesori sepolti pronti a tornare alla luce. Dopo dieci anni si torna a scavare in Sicilia. La Regione Siciliana ha finanziato otto cantieri archeologici nelle province di Palermo, Catania, Agrigento, Trapani, Enna, Ragusa e Messina, per un totale di 500mila euro. I lavori ripartiranno nell’arco di qualche settimana o comunque quando le condizioni meteorologiche consentiranno l’avvio delle attività, senza rischi legati al maltempo. Si tratterà di scavi, opere di consolidamento, messa in sicurezza, restauro e creazione di percorsi di visita. Le attività – fanno sapere dalla Regione – riguarderanno, soprattutto, quelle zone della Sicilia che fino a ora hanno ricevuto meno attenzioni, sia in termini di finanziamento per la ricerca, sia per l’inclusione nei grandi circuiti.

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San Giovanni degli Eremiti

Più precisamente, le zone interessate saranno, a Palermo, all’interno del complesso di età medievale di San Giovanni degli Eremiti, dove riprenderanno i lavori per lo studio e la comprensione dell’edificio preesistente e la realizzazione di nuove modalità di fruizione. Nel Catanese, a Ramacca, ci si concentrerà sulla pulitura dei mosaici, il ripristino, restauro e la messa in sicurezza della Villa romana con le terme annesse di contrada Castellitto. Si tratta di un sito in aperta campagna soggetto a saccheggio e che quindi necessita di urgenti lavori di tutela. E sempre nel territorio etneo, in contrada Rocchicella-Palikè, riprendono i lavori di ripristino dopo le alluvioni delle ultime settimane con successive operazioni di scavo e rilievo.A Sant’Angelo Muxaro – in località “Monte Mpisu” – nell’Agrigentino, si completerà lo scavo della necropoli e grazie all’utilizzo di droni verrà realizzato un documentario divulgativo. Si tratta di un sito dove negli anni ’70 sono state condotte già ricerche che hanno portato alla luce il villaggio costituito da capanne circolari in uso per tutta l’età neolitica e una parte della necropoli composta da tombe a pozzetto. Ripresa dei lavori anche a Monte Castello, dove le strutture del castello medievale si sono impiantate su strati preistorici e greci, la cui straordinaria stratificazione archeologica è documentata dal Neolitico fino all’età rinascimentale, con una serie di preziosi materiali tra cui ori, pietre pregiate, monete, metalli, ceramiche a lustro.
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Mosaici della villa romana di contrada Gerace

E ancora, in contrada Gerace, nell’Ennese, all’interno della villa romana scoperta venticinque anni fa e costituita da una dozzina di ambienti dotati di pregevoli pavimenti mosaicati, stilisticamente molto simili a quelli della Villa del Casale di Piazza Armerina, sono previsti, in questa prima fase, il restauro conservativo dei mosaici già messi in luce, la copertura provvisoria degli ambienti, la pulizia dell’intera area, nonché la realizzazione di percorsi di visita e supporti didattici.Nel Ragusano, a Giarratana, in una villa romana del III secolo dopo Cristo, sono previste attività di scavo su altre quattro aree per evidenziarne gli eventuali pavimenti musivi, la sistemazione e la realizzazione di passerelle e supporti didattici. Poi a Milazzo, in provincia di Messina, partono i nuovi scavi archeologici nella necropoli greca dell’antica Mylai (VI-IV secolo avanti Cristo). I lavori saranno finalizzati all’esplorazione completa dell’area e al recupero accurato dei corredi per la musealizzazione dei reperti nell’Antiquarium archeologico.Infine, a Pantelleria, partirà lo scavo, il rilievo e lo studio di Mursia, il villaggio preistorico costituito da capanne e con la necropoli costituita dai Sesi. È previsto il recupero degli inumati con eventuali corredi funerari, nonché la sistemazione dell’intera area archeologica per la fruizione da parte dei visitatori.
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Scavi archeologici

“Il mio governo – evidenzia il presidente della Regione, Nello Musumeci – ha posto tra i suoi obiettivi la ripresa delle attività di scavo e ricerca che tanto lustro hanno dato, in passato, alla Sicilia. Con questa prima attività, cui seguirà un prossimo corposo finanziamento già progettato, si apre una nuova stagione che consentirà alla nostra terra di ottenere un duplice risultato: arricchire l’offerta culturale del nostro patrimonio archeologico a turisti, studiosi e curiosi e riappropriarsi di una tradizione scientifica indispensabile per lo studio e la conservazione della nostra memoria”.“Negli ultimi anni – aggiunge l’assessore Sebastiano Tusa – le attività di ricerca e di scavo archeologico in Sicilia sono state condotte principalmente dalle università italiane e straniere. Le professionalità e le capacità dell’assessorato dei Beni culturali sono state, a causa di una inaccettabile miopia politica, mortificate e relegate a un semplice esercizio di controllo e sorveglianza. Non è pensabile che le Soprintendenze siciliane, strutture dotate di eccellenti archeologi e tecnici, non avessero la possibilità di continuare attività che ci hanno reso famosi nel mondo”.