Occhiali gialli sulla sabbia, una scultura per Tusa
L'opera campeggia nel cortile Maqueda del Palazzo Reale di Palermo. È l'omaggio all'archeologo e assessore ai Beni culturali scomparso
di Marco Russo
20 Giugno 2019
Grandi lenti rotonde per uno sguardo aperto sulla storia. Gli occhiali gialli di Sebastiano Tusa sono diventati una scultura. Da ieri campeggiano giganti nel cortile Maqueda del Palazzo Reale di Palermo. È l’omaggio all’archeologo e assessore ai Beni culturali, scomparso lo scorso 10 marzo nel tragico incidente aereo in Etiopia. Alla cerimonia organizzata dall’Assemblea regionale siciliana, hanno partecipato ieri diversi rappresentanti delle istituzioni, insieme al presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, e alla moglie di Tusa, Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del Museo d’arte contemporanea “Riso” di Palermo.
L’installazione, realizzata dallo scultore brolese Salvatore Gentile, in un primo tempo era stata pensata per essere adagiata sul moletto di Brolo, quasi a guardare quel mare che l’archeologo e sub amava moltissimo. Alla fine si è preferito uno spazio istituzionale di maggior respiro e carico di storia. Gli occhiali giganti, con la caratteristica montatura gialla, sono adagiati su un letto di sabbia. Accanto una piccola targa con una citazione di Tusa che sembra quasi un testamento: “Non è importante che i libri di storia riportino il mio nome. L’importante è avere concluso con successo grandi imprese scientifiche. Il rapporto con il Mediterraneo e con tutte le civiltà che si sono sviluppate sulle sue sponde è stata la mia vita. E quando qui avrò finito, saprò cosa fare”.“Quando si parla di un grande uomo c’è sempre il rischio di scivolare nella retorica – ha detto Micciché – . Nel caso del professore Tusa non c’è retorica che tenga: i meriti, il valore, parlano da soli. Personalità dotata di grande ironia, dall’intelligenza sopraffina, di quelle che non si incontrano facilmente. Studioso brillantissimo, uomo di cultura per Dna, siciliano e fieramente orgoglioso di esserlo, ha dedicato una vita intera, anima e corpo, a questa terra. Fino all’ultimo non ha risparmiato alcuno sforzo per restituire alle generazioni future piena coscienza dello splendore del nostro passato. Un assessore-archeologo, un riferimento culturale per tutto il mondo scientifico, un siciliano di cui andar fieri. Questo è il Tusa che abbiamo perso: in una sola parola, insostituibile”.