Un invito a scrivere all’invisibile, all’assente, all’impossibile: una lettera a chi non c’è più o a chi non è ancora nato; un pensiero a noi stessi in altre età della vita o ai nostri doppi in universi paralleli. E ancora, parole rivolte a Dio, ad abitanti di altri pianeti, a maestri del passato, a luoghi amati o solo immaginati, a chi non c’è mai stato e a chi non ci sarà mai.
Da un’idea di Stefano Savona, documentarista e regista palermitano, un esperimento corale che ha coinvolto anche i piccoli alunni della scuola Rita Borsellino. I bambini sono diventati portalettere della memoria nella sala del Casellario americano delle Poste centrali di Palermo, aperta per la prima volta durante il festival Le Vie dei Tesori appena trascorso. Un’esperienza collettiva che ha costruito memoria, a partire dalle 660 cassette postali che, fino a trent’anni fa, custodivano lettere d’amore, missive riservate, segreti aziendali. Durante l’esperienza i visitatori hanno consegnato le loro lettere ai bambini, ritessendo il filo della memoria evocato da questa storica sala.
“Ho scritto a una figlia immaginaria che non ho avuto”, racconta una partecipante, “vedendo i bambini che come comunicano loro, mi è venuto spontaneo farlo”. Un’altra confida: “Ho scritto a Babbo Natale una richiesta un po’ più importante dei soliti giocattoli, visto che ci sono molti bambini che in questo momento soffrono nel mondo”. C’è chi, da insegnante, ha colto il valore educativo dell’iniziativa: “Coinvolgere i bambini è molto positivo. Oggi tra internet e smartphone non hanno più contatto con la carta. Ho pensato di scrivere al nostro sindaco, segnalando ciò che potremmo risolvere tra i tanti problemi della città”. E chi ha scelto di rivolgersi a sé stessa: “Ama te stessa anche con i tuoi vuoti, i tuoi difetti e le tue contraddizioni. Io sono qui a stringerti la mano”.