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All’Orto Botanico di Palermo la “pianta più sola del mondo” diventa arte

Il Sistema Museale dell’Università degli Studi è tra i 29 vincitori su 101 progetti presentati a livello nazionale nell’ambito del PAC2025 – Piano per l’Arte Contemporanea con un'installazione che ruota attorno all'Encephalartos woodii, rara specie condannata all'estinzione dalla mancanza di esemplari femminili. Un ibrido conservato nello storico giardino della città è considerato il più vicino all'originaria

di Redazione

30 Luglio 2025

L’Università degli Studi di Palermo celebra un nuovo traguardo: il suo Sistema Museale, UniPa Heritage, è tra i 29 vincitori del PAC2025 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dal Ministero della Cultura. Un riconoscimento importante, considerando che i progetti in gara a livello nazionale erano 101.

Un’opera che parla di biodiversità perduta

L’Aquarium dell’Orto botanico

Al centro del progetto c’è l’Orto Botanico di Palermo, da anni luogo di ricerca e divulgazione scientifica. Qui prenderà forma Il giorno in cui Woodii si svegliò femmina, opera inserita nel più ampio percorso Celibi. Storia di una migrazione botanica, ideato dall’artista Donata Lazzarini con la curatela di Maria Rosa Sossai e il supporto scientifico del direttore Rosario Schicchi, del curatore Manlio Speciale e del presidente Michelangelo Gruttadauria. L’obiettivo è sensibilizzare il pubblico, attraverso l’arte, sulle conseguenze della scomparsa della biodiversità. A fare da protagonista è una pianta carica di mistero, l’Encephalartos woodii, una cicadea rarissima scoperta nel 1895 in Sudafrica e oggi considerata estinta in natura. La particolarità di questa pianta è che tutti gli esemplari conosciuti sono maschili. Nonostante oltre un secolo di ricerche, nessuna pianta femmina è mai stata trovata, condannando la specie a un destino di solitudine riproduttiva.

La pianta più sola del mondo

Una delle sfingi all’ingresso del Gymnasium

Definita “la pianta più sola del mondo”, l’Encephalartos woodii ha una storia drammatica. Gli ultimi esemplari selvatici furono strappati al loro habitat nel 1916, decretandone l’estinzione in natura. Oggi sopravvive solo grazie a cloni conservati in alcuni orti botanici, tra cui i Kew Gardens di Londra. A Palermo è presente un ibrido, l’Encephalartos woodii x natalensis, considerato il più vicino alla specie originale.

Donata Lazzarini ha scelto di lavorare su questa assenza, trasformandola in un’installazione evocativa. Dieci sculture in ceramica e porcellana bianca daranno forma a ipotetici strobili femminili, le strutture riproduttive che nella Woodii non sono mai state osservate. Le opere, ispirate ad antiche illustrazioni botaniche ma rielaborate con tecniche digitali, saranno una sorta di risposta artistica a un interrogativo scientifico irrisolto. Sulla facciata della Serra delle Cactaceae, vetrofanie riprodurranno mappe ispirate al rizoma, metafora filosofica di Gilles Deleuze e Félix Guattari, ma anche struttura reale di questa pianta primordiale. Un dialogo tra biologia e pensiero, tra ciò che esiste e ciò che potrebbe essere.

Un progetto che va oltre i confini di Palermo

Una delle serre

L’iniziativa non si limiterà all’Orto Botanico palermitano. Coinvolgerà anche i Kew Gardens di Londra, dove è conservato un esemplare di Woodii, e l’Università di Southampton, creando una rete internazionale di saperi. In programma anche attività divulgative: passeggiate botaniche alla scoperta delle cicadee, incontri con esperti e un convegno che riunirà voci autorevoli sul tema della biodiversità, confermando il ruolo centrale dell’Orto di Palermo nel dibattito globale.

Le opere realizzate entreranno a far parte della collezione permanente dell’Orto, arricchendone il patrimonio e dimostrando, ancora una volta, quanto arte e scienza possano camminare insieme. Un messaggio importante, soprattutto oggi, in un’epoca in cui la perdita di biodiversità è una delle grandi emergenze planetarie. Con questo progetto, l’Università di Palermo trasforma un’estinzione in un’occasione di riflessione e bellezza. Perché anche una pianta “sola” può parlare al futuro.