Arte, cultura e dialogo: le sfide di Mario Zito
Il neo assessore ha firmato alla vigilia del Festino e adesso si è presentato alla città. Sostituisce il dimissionario Adham Darawsha
di Guido Fiorito
15 Luglio 2020
“Più la città è bella e più la gente è bella”: Mario Zito, neo assessore alle Culture del Comune di Palermo, si presenta con una frase del suo concittadino Elio Vittorini. Perché Zito è di origini siracusane e vive a Palermo da nove anni, da quanti insegna alla Accademia di Belle Arti che ha diretto dal 2014 ad oggi. Sostituisce il dimissionario Adham Darawsha (ve ne abbiamo parlato qui). Zito ha giurato “con emozione” alla vigilia del Festino, dopo una telefonata “assolutamente imprevista” del sindaco Leoluca Orlando che “ha deciso di sconvolgergli la vita”. Adesso sono uno accanto all’altro, a Palazzo delle Aquile, a parlare con intenti comuni della città. Zito promette di dialogare con tutti e di incoraggiare i creativi “perché costruiscono il futuro, hanno una visione diversa della realtà”.
Le dichiarazioni di principio si intrecciano con quelle pratiche. Il programma? “Sapere raccontare quella Palermo che si è svelata attraverso l’essere una capitale della cultura e aver ospitato Manifesta. Molti stranieri sono venuti in queste occasioni e si sono innamorati della città. Una storia millenaria e una presente da raccontare, perché Palermo è capace di offrire sguardi originali sul contemporaneo. Ascoltare e coinvolgere gli abitanti compresi quelle delle periferie”.Zito prende il timone in un momento particolare perché non è facile fare manifestazioni con le restrizioni post Covid e gli operatori culturali indipendenti dal comparto pubblico soffrono in crisi economica. A questo proposito, il neo assessore ha tenuto a ricordare che le sue deleghe sono cinque. Una è la partecipazione democratica. Obiettivo dichiarato insieme al sindaco è di approvare il regolamento, un progetto fermo da anni in Consiglio comunale, per la collaborazione tra cittadini e amministrazione comunale per la cura e la gestione dei beni comuni. Questo permetterebbe di poter affidare senza problemi spazi pubblici.“Abbiamo bisogno degli artisti – ha detto Zito – e molti di loro stanno soffrendo la situazione per le conseguenze della pandemia, la loro protesta è sacrosanta. Bisogna che ritrovino l’ottimismo, perché per creare l’artista deve conservare entusiasmo. Le casse del Comune sono vuote. È finita la stagione dei finanziamenti a parenti ed amici per concerti e sagre. Ma se affidiamo gratuitamente agli artisti spazi per spettacoli, esposizioni e manifestazioni sapranno farli fruttare. Abbiamo bisogno di buone idee, i soldi saranno una conseguenza. Un esempio per tutti è quello de Le Vie dei Tesori: hanno chiesto le chiavi di monumenti e chiese che erano chiusi e li hanno svelati con successo ai palermitani”.Un’altra delega è quella agli spazi museali e espositivi. “Il nostro compito è di riaprire tutto ciò che è chiuso, come il museo Pitrè e un’opera unica come la Palazzina cinese”. Le altre due deleghe riguardano le Consulte e la toponomastica. Ma la cultura, in questo caso declinata al plurale, da sola può cambiare la città? “Da quando vivo a Palermo ho visto la città migliorare. Poi certo dietro l’angolo di tanta bellezza si può trovare anche della munnizza. Ma se l’ho buttata io, devo chiedermi perché l’ho fatto. Questo tipo di comportamenti si cambiano a partire dalle scuole e sarà importante dialogare anche con questo mondo”. Chiude dicendo di “non voler fare il burocrate che sta chiuso a guardare pratiche”, che la città “non ha bisogno di passerelle o di fare i visionari” ma di sogni che diventino realtà, “come quello che tutti abbiamo vissuto con il cambiamento del centro storico”.