I “paesaggi umani” di Fabrizio Villa, cinque scatti in mostra

Si inaugura a Catania la personale del fotografo che ama osservare ciò che lo circonda dall’alto: da un elicottero, da un grattacielo o dal palco di un teatro

di Redazione

29 Gennaio 2020

Ritratti collettivi o “paesaggi umani” in cui cercare dettagli, volti, forme in una moltitudine di colori. Cinque opere del fotografo Fabrizio Villa sono in mostra dall’1 al 27 febbraio alla galleria KōArt unconventional place di Catania. Tra le foto della personale, curata da Aurelia Nicolosi e Marilina Giaquinta, c’è anche “Chef all’Opera”, lo scatto selezionato dal New York Times tra i più rappresentativi del 2019, che sarà presentato al pubblico per la prima volta.Dal 1988 Villa si dedica al fotogiornalismo con servizi che raccontano storie, uomini, avvenimenti del suo tempo. Le sue fotografie sono documentazioni per immagini del disagio sociale ed esistenziale dell’uomo contemporaneo, grandi eventi, scenari bellici e fenomeni naturali, spesso legati alla sua terra, come le eruzioni dell’Etna. L’autore ama osservare ciò che lo circonda dall’alto: da un elicottero, dalla terrazza di un grattacielo, dal palco di un teatro. La sua è una prospettiva totalizzante e spesso inedita: si allontana dal soggetto per osservarlo nella sua complessità.

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Fabrizio Villa, “Chef all’Opera”

“La sua visione dall’alto – si legge in una nota – sembra voler cercare l’uomo e descrivere il suo rapporto tormentato con la terra e la natura. Un’indagine a tutto tondo che racconta l’Antropocene nelle sue molteplici stratigrafie. Ecco che la mostra diventa un racconto sintetizzato in cinque scatti di grandi dimensioni in cui è racchiuso tutto lo spirito dell’artista, che, con verismo e lealtà, ritrae contemporaneamente la magnificenza e la fragilità della nostra società. Immagini indelebili della trasformazione contemporanea”.“Fabrizio Villa – scrive nel suo testo, la curatrice Marilina Giaquinta – rappresenta la ‘gente’ come puntini lontani e indistinguibili, sparsi su frecce direzionali, quasi un pendant di colore con le acque scure del lago (e non importa se si tratta del ponte galleggiante sul Lago d’Iseo dell’artista Christo Yavachev), come fiume straripante di devoti che ricopre la piazza e la via in un magma arginato dall’austerità delle chiese e dei palazzi barocchi, come corpi inerti fissi immobili, distesi al sole o sotto ombrelloni variopinti, come volti chiusi e addormentati di mamme e bambini in mezzo a stracci e a coperte di risulta, come angeli candidi in mezzo al velluto rosso del teatro lirico, quasi disegni di un tromp l’oeil, che rammentano i merletti del Teatro Olimpico palladiano. Puntini, colori, magma, coperte, biancore, senza volti, senza sembianze, folla unita e separata allo stesso tempo, mare della vacanza e mare della disperazione stanca, religione che non è preghiera ma culto, che non è spirito ma devozione”.La mostra è visitabile dal lunedì al sabato, dalle 16,30 alle 20,30. Domenica su appuntamento chiamando il numero 3391190585. L’ingresso è libero.