Il carretto siciliano sogna l’Unesco: festa per un’icona dell’Isola
Tre giorni tra dibattiti, mostre e esibizioni per una manifestazione che celebra il colorato mezzo di trasporto diventato simbolo della Sicilia
di Guido Fiorito
30 Giugno 2021
Lunga vita al carretto siciliano. La sua storia non è per niente banale. Nasce come mezzo di trasporto povero, due secoli fa, e diventa oggetto d’arte popolare. Come se in Sicilia tutti si fossero messi a dipingere le automobili e in modo originale: con uno stile particolare, colori accesi e storie tradizionali, in particolare delle avventure dei paladini. Carretti dipinti e carretti scolpiti a bassorilievo.
Rilanciato come fonte di ispirazione nelle collezioni di alta moda, il carretto, con il suo passo lento ma sicuro, cerca adesso di raggiungere nuovi traguardi. È stato inserito nel Registro delle eredità immateriali della Sicilia, dove priva di materia, naturalmente, è la cultura che è cresciuta attorno a questo oggetto. Adesso sogna di essere riconosciuto come Patrimonio immateriale dell’Unesco. Il primo documento in cui viene descritto un carretto siciliano risale al 1833, nel resoconto del viaggio nell’Isola del letterato francese Gonzalve De Nervo.Per tutto ciò la manifestazione che si svolge per tre giorni nel weekend a Terrasini, dal 2 al 4 luglio, e che toccherà anche Palermo e Paternò, vuole dare forma a un nuovo punto di vista sul carretto e indagare la sua cultura e i collegamenti con il mondo dei cantastorie e con quello dei pupi siciliani. “Carretto, icona della identità siciliana” è il titolo dell’iniziativa che durerà fino a settembre, con epicentro il museo di Palazzo d’Aumale a Terrasini. Una occasione per rivedere la bella struttura e le sue collezioni (oltre i carretti, legate all’archeologia e alla natura). L’edificio, che guarda il mare, era utilizzato dal duca Enrico d’Orléans, figlio di Luigi Filippo re di Francia, per conservare il vino che produceva nella sua tenuta di Zucco.“Durante la pandemia – spiega Domenico Targia, ex direttore del museo e oggi alla guida del Parco archeologico di Tindari – ho coinvolto in un gruppo di lavoro le dipendenti del museo, per approfondire gli studi sulla collezione di circa settanta carretti provenienti da tutte le parti della Sicilia. Bisognava fare uscire dall’oblio quelle arti che ruotano attorno al carretto”.A Terrasini si parlerà della storia del carretto siciliano ma anche delle sue apparizioni nei film, per esempio in “Cavalleria rusticana” del 1939, e nelle pagine dei romanzi. Ma anche del suo legame con il cibo (degustazioni del companatico del carrettiere) e delle rivisitazioni contemporanee (mostra di Nina Giambona). Ci saranno gli ultimi artigiani che tengono viva l’arte del carretto, una sfilata e un incontro tra i rappresentanti dei musei interessati (un altro è ad Aci Sant’Antonio) e delle associazioni di settore per sottoscrivere il protocollo d’intesa per l’avvio del procedimento all’Unesco.“Proseguiamo su un percorso che è iniziato vent’anni fa con l’apertura del museo di Terrasini”, dice Luigi Biondo, direttore del Polo regionale del museo Riso da cui dipende Palazzo d’Aumale. “Strumento ante litteram di promozione, il carretto dipinto, oltre a dimostrare la ricchezza del proprietario – dice Alberto Samonà, assessore regionale ai Beni culturali – racconta la nostra anima e le diverse manifestazioni della nostra Terra, ma anche quella capacità di relazionarci con il mondo ereditata dai fenici, ai quali dobbiamo l’arte di accompagnare le parole con i gesti”.Il 10 luglio si proseguirà a Paternò, con al centro la tradizione dei cantastorie; poi il 12 settembre a Palazzo Riso e il 20 settembre a Palazzo D’Aumale per le conclusioni e per parlare del futuro. Tutte le manifestazioni sono ad ingresso gratuito.