Il Castello dei Ventimiglia diventa “Sacro Refugio”

Inaugurata l’installazione di Francesco De Grandi, una rossa scritta luminosa che anticipa la mostra “Migration”

di Ruggero Altavilla

9 Dicembre 2019

“Immagina la notte di Natale guardare dalla strada fredda il castello con questa insegna di accoglienza, di pace e di fortezza. Il museo che protegge l’essere ancora umani”. Così Francesco De Grandi descrive la suggestione suscitata dalla sua installazione creata per il Museo Civico di Castelbuono. Una rossa scritta luminosa campeggia sopra l’ingresso del Castello dei Ventimiglia: “Sacro Refugio” è ciò che si legge. Un’installazione pensata da ditosinistro, alias dell’artista palermitano, inaugurata ieri pomeriggio e che richiama un tema a cui il Museo Civico dedica la mostra dal titolo “Migration”, a partire dal prossimo 15 dicembre. Un’esposizione itinerante, prodotta dallo StadtMuseum di Düsseldorf, dal Janco-Dada Museum di Ein Hod e dal Museo Civico, con il sostegno della Fondazione Federico II, che rappresenta l’evento conclusivo del programma di Bam, Biennale Arcipelago Mediterraneo a Palermo.

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L’inaugurazione dell’opera (foto Eva Oliveri da Facebook)

Quello di De Grandi-ditosinistro è il primo intervento del progetto “Illuminaria”, che ogni anno farà brillare il castello con un intervento d’artista site-specific, mettendo da parte i classici decori natalizi. “Un’opera concepita non solo per illuminare la facciata del Castello dei Ventimiglia – spiegano dal Museo civico – ma per disvelare alle nostre coscienze l’emergenza umanitaria di cui siamo testimoni. Un’opera che si offre come esortazione collettiva, sul nostro agire, sul valore umano che lo spirito natalizio rappresenta”.
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Francesco De Grandi

Il “Sacro Refugio” rappresenta, dunque, il luogo in cui trovare conforto, benessere fisico, spirituale e intellettuale, nella casa dove è custodito il teschio di Sant’Anna, patrona di Castelbuono, reliquia conservata nella Cappella Palatina, scrigno barocco dei Serpotta. Ma allo stesso tempo, lo stesso “refugio” è diventato anche un contenitore d’arte, il museo della città, centro nevralgico di sperimentazione. L’opera, lunga 9 metri, e che sarà installata fino al 12 aprile, – sottolineano ancora dal Museo civico – “gioca sulla doppia percezione dell’augurio festivo con l’uso di una luminaria, ma produce uno turbamento linguistico e percettivo, lasciandoci riflettere di fronte ad un’affermazione così stridente. È nell’atto del nostro riconoscimento che giunge la consapevolezza della nostra responsabilità di fronte a quella che è stata definita la più grande tragedia umana del XXI secolo”.
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L’installazione sulla facciata del castello

Ditosinistro è un progetto nato nel 2015, nato come “estensione” del pensiero dell’artista. Si caratterizza per l’uso di una comunicazione semplice: una scritta rossa sgangherata che l’autore esegue con la mano manca su fondo giallo. Poche frasi, a volte solo una parola, riflettono causticamente e con ironia sui mali del mondo, sulle vicende della politica italiana, sui fatti di cronaca e di costume. Una riflessione critica sposata dal Museo civico di Castelbuono, “con la consapevolezza che le istituzioni culturali debbano interpretare la complessità e lo spirito del nostro presente storico con responsabilità civica e la libertà di pensiero degli artisti”.